Cattolica, voci da dietro le sbarre: il 29 novembre al Salone Snaporaz fa tappa “Gattabuia”, un viaggio sonoro nella vita carceraria

Un’esperienza immersiva per varcare la soglia delle celle e comprendere la realtà di chi vive la detenzione, andando oltre i pregiudizi e i luoghi comuni. Dopodomani, sabato 29 novembre, il Salone Snaporaz di Cattolica diventerà il teatro di “Gattabuia”, un podcast dal vivo che trasforma la narrazione audio in un momento di profonda riflessione civile. L’appuntamento, fissato per le 18.30, rappresenta il quarto tassello della rassegna “Anticorpi. La cultura contro le mafie”.

L’evento, a ingresso libero, è stato ideato e scritto da Isabella De Silvestro e vede alla regia del suono la sound designer Federica Furlani. Realizzato in collaborazione con le Camere penali di Rimini, il progetto si propone come un viaggio uditivo che intreccia narrazioni, materiali d’archivio e atmosfere sonore per restituire la quotidianità delle persone detenute. Non si tratta solo di ascoltare, ma di “sentire” il peso e la complessità della vita intramuraria, fino a un finale ad alta intensità emotiva.

La tappa di Cattolica si inserisce nel programma annuale promosso dall’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata della Provincia di Rimini, che coordina le azioni di sette comuni rivieraschi (tra cui Bellaria Igea Marina, Misano, Riccione, Rimini, San Giovanni in Marignano e Santarcangelo) con l’obiettivo di diffondere la cultura della legalità attraverso linguaggi contemporanei.

Sull’importanza di portare questi temi al centro del dibattito pubblico è intervenuta l’assessora alla Legalità del Comune di Cattolica, Claudia Gabellini: “Affrontare apertamente la condizione delle nostre strutture detentive e’ un dovere civile. Le carceri, troppo spesso percepite come ‘capsule’ isolate dal resto del Paese, raccontano invece verità che l’opinione pubblica deve conoscere”. Secondo l’amministratrice, è proprio nei luoghi di marginalità che si misura la maturità democratica di una nazione: “Il carcere è pensato come deterrente, ma c’è anche un principio opposto: la devianza e la criminalità sono il risultato di carenze sociali e il compito dell’istituzione è colmare quelle mancanze attraverso un percorso di rieducazione umano e civile”.