Cronaca. Violentò bimba al centro migranti, chiesta una condanna a 6 anni di carcere

Dopo quasi un anno dall’arresto, si appresta ad aprirsi nel tribunale di Brescia il processo che vede coinvolto un giovane migrante bengalese di 29 anni, accusato di aver abusato sessualmente di una bambina di dieci anni, che in seguito aveva scoperto di essere incinta. La vicenda, che ha suscitato sdegno e proteste nella comunità locale e a livello nazionale, si è sviluppata all’interno di un centro di accoglienza straordinaria a San Colombano di Collio, in Valtrompia, dove la vittima e la sua madre erano ospiti. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio del sospettato, che ora attende l’udienza preliminare in carcere.

Il caso è emerso ad ottobre dello scorso anno, quando la piccola si è presentata in ospedale lamentando dolori addominali e un cambio di umore improvviso. I medici, dopo aver effettuato gli esami, hanno scoperto che la bambina era incinta. La scoperta ha attivato immediatamente le indagini delle forze dell’ordine, che hanno portato all’arresto del 29enne appena una settimana dopo. Durante l’interrogatorio davanti al giudice, l’uomo ha scelto di non rispondere, rimanendo in silenzio, mentre le prove raccolte dagli investigatori hanno delineato un quadro chiaro: il giovane avrebbe approfittato della fiducia della vittima e della madre, abusando di lei in un momento di solitudine.

Le indagini condotte dalla Squadra mobile hanno evidenziato che il sospettato, arrivato in Italia pochi giorni prima degli abusi, avrebbe manipolato la bambina e la madre, riuscendo a ottenere la loro fiducia prima di commettere il gesto grave. La piccola, ascoltata in un’udienza protetta e sotto forma di incidente probatorio, ha confermato di essere stata vittima di violenza. Dopo il suo arresto, il 29enne è stato trasferito in carcere, dove si trova tuttora in attesa di processo. La procura di Brescia, a conclusione delle indagini, ha chiesto formalmente il rinvio a giudizio.

Due giorni fa, la pm di Brescia Federica Ceschi ha chiesto una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione, concedendo le attenuanti generiche per il fatto che il 29enne era incensurato e che, inoltre, si è mostrato collaborativo durante le indagini e le fasi del processo. La sentenza è attesa a metà gennaio del prossimo anno.
Il procedimento non è mai arrivato a dibattimento. Durante l’udienza preliminare, il difensore del 29enne ha ottenuto il rito abbreviato, che in caso di condanna garantisce la riduzione della pena di un terzo. La difesa aveva posto alcune condizioni: l’acquisizione della copia forense del telefono del giovane, la trasmissione al giudice dell’udienza preliminare dei filmati delle telecamere interne della struttura e la convocazione come testimone di una persona a conoscenza di fatti ritenuti rilevanti.