Cronaca, Rimini. Omicidio Paganelli, le testimonianze dei vicini: dalle paure della vittima al mistero dei soccorsi

E’ proseguito, ieri, il dibattimento in Corte d’Assise a Rimini per fare luce sulla morte di Pierina Paganelli, la settantottenne uccisa nell’ottobre del 2023. L’udienza tenutasi ieri ha visto sfilare davanti ai giudici alcuni residenti del condominio di via Del Ciclamino, le cui deposizioni hanno aggiunto tasselli importanti alla ricostruzione del clima che precedette il delitto e dei momenti immediatamente successivi al ritrovamento del cadavere. Al centro dell’attenzione restano la posizione dell’imputato Louis Dassilva e le dinamiche intercorse tra i presenti sulla scena del crimine.

La prima testimonianza significativa è stata quella di Rosella Parisi, inquilina del primo piano e legata alla vittima da una profonda amicizia, oltre che dalla comune appartenenza ai testimoni di Geova. La donna ha riferito alla Corte, presieduta dal giudice Fiorella Casadei, un dettaglio psicologico rilevante: Pierina nutriva timore nel recarsi nei locali interrati. Secondo il racconto della teste, l’anziana le aveva confidato mesi prima del delitto di avere paura a scendere in garage, arrivando in un’occasione a chiederle espressamente di accompagnarla.

Riguardo alla drammatica mattina del 4 ottobre 2023, la vicina ha ricostruito le fasi della scoperta del corpo. Ha spiegato che fu proprio Louis Dassilva a suonare alla sua porta poco dopo le otto, invitandola a scendere urgentemente poiché c’era una persona anziana a terra. La donna ha notato come l’imputato scese rapidamente le scale a piedi, mentre lei utilizzò l’ascensore per raggiungere il piano interrato.

La deposizione di Parisi ha toccato punti delicati, sollevando alcune contestazioni da parte del pubblico ministero Daniele Paci per via di discrepanze rispetto a quanto dichiarato alla squadra mobile due anni fa. La testimone ha descritto la scena in garage, dove erano presenti anche la nuora della vittima, Manuela Bianchi, e un altro vicino. Un passaggio chiave della sua versione riguarda il comportamento di Dassilva: la donna ha sostenuto di aver visto l’uomo toccare il corpo steso a terra con una mano, un gesto compiuto verosimilmente per verificare la presenza di segni vitali. Questo dettaglio collima con la versione fornita dall’imputato stesso. Rispondendo ai difensori, Parisi ha inoltre descritto Dassilva come un uomo che appariva chiuso nel proprio dolore.

Diversa, e per certi versi contrastante su alcuni dettagli, è stata la deposizione di Ionas Nastas, il vicino di origine moldava. L’uomo ha ricordato di aver udito un urlo la sera del 3 ottobre, che tuttavia sul momento interpretò come schiamazzi di ragazzi. Il suo ruolo divenne centrale la mattina seguente, quando Manuela Bianchi utilizzò il suo telefono per allertare il 118. Nastas ha riportato in aula lo sfogo della nuora, la quale avrebbe esclamato frasi di disperazione chiedendosi perché simili tragedie capitassero a lei.

La testimonianza di Nastas assume un peso specifico notevole per l’accusa e la difesa nel valutare l’attendibilità delle dichiarazioni rese in precedenza da Manuela Bianchi. Un punto di frizione riguarda la visibilità e il contatto con la vittima. Contrariamente a quanto affermato dalla signora Parisi, Nastas ha dichiarato che nessuno dei tre presenti – lui, la Bianchi e Dassilva – toccò il corpo. Inoltre, ha fatto emergere un dubbio sulla visibilità: scendendo nel garage privo di illuminazione elettrica, non vi sarebbe stata luce sufficiente per notare dettagli specifici, come lo stato degli indumenti della vittima nella parte inferiore, particolari che invece la nuora gli avrebbe menzionato poco prima. Queste incongruenze sulla scena del ritrovamento rimangono elementi centrali che la Corte dovrà valutare attentamente nel corso del processo.