La vitivinicoltura romagnola si trova oggi a un bivio tra tradizione e innovazione, con mercati in evoluzione, consumi in trasformazione e sfide che richiedono unità e strategie condivise. Lo hanno ribadito gli ospiti della tavola rotonda organizzata da Cia Romagna in occasione della presentazione dell’Annata Agraria 2025, che ha visto la partecipazione di Carlo Dal Monte, presidente del Gruppo Caviro, Gianmarco Berti, responsabile commerciale del canale HoReCa di Terre Cevico, Nicolò Bianchini, coordinatore Rimini D.O.C. e vicepresidente della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini, Stefano Francia, presidente di Cia Emilia-Romagna, e Alessio Mammi, assessore regionale all’agricoltura e agroalimentare.
«La vitivinicoltura romagnola è di fronte a una fase di profonda trasformazione», ha evidenziato il giornalista Riccardo Isola, moderatore dell’incontro. Tra i fattori principali, il cambiamento climatico, la riduzione di molecole chimiche fondamentali per la coltivazione, il calo dei consumi quotidiani di vino a favore del consumo nel fine settimana, le nuove preferenze dei consumatori e le pressioni dei mercati internazionali, tra dazi e aumento dei costi di produzione.
Dal confronto è emersa l’urgenza di rafforzare l’identità produttiva del territorio, valorizzando la storia vitivinicola romagnola come patrimonio da cui ripartire per costruire modelli sostenibili e competitivi. Gli esperti hanno sottolineato l’importanza di investire nella promozione dei vini locali, nella comunicazione chiara dei valori del territorio e nella creazione di strategie condivise tra produttori, puntando a un approccio unitario e a lungo termine.
«Agire uniti e valorizzare i punti di forza del comparto significa tutelare il futuro del territorio, in pianura ma soprattutto in collina e montagna, dove l’agricoltura è fattore economico e sociale e dove c’è bisogno di semplificazione, non di ostacoli», hanno rimarcato i relatori.
Cia Romagna, con oltre 10mila iscritti e più di 5mila imprese associate, si propone di sostenere le aziende in questa fase di trasformazioni, facilitando il dialogo con le istituzioni e rafforzando le reti territoriali, per garantire al vino romagnolo un’identità forte e competitiva sui mercati nazionali e internazionali.














