La perizia genetica disposta nell’ambito dell’incidente probatorio per il delitto di Chiara Poggi a Garlasco ha restituito risultati che, sebbene compatibili con il profilo genetico di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, mancano del rigore scientifico necessario a costituire una prova schiacciante. Il lavoro condotto dalla genetista nominata dalla giudice per le indagini preliminari (GIP) di Pavia ha evidenziato diverse criticità legate al materiale biologico residuo, impedendo di stabilire con certezza quando, come e se le tracce genetiche si siano depositate durante un atto di difesa della ragazza.
Il Dna maschile e le incertezze
L’indagine si è concentrata sul Dna maschile isolato dalle unghie di due dita di una mano della vittima. L’analisi biostatistica, sebbene abbia rilevato una compatibilità “moderatamente forte” in un caso e “moderata” nell’altro con il profilo di Andrea Sempio (o dei componenti della sua linea paterna), non ha permesso di giungere a un risultato considerato “certamente affidabile e consolidato”.
La dottoressa Denise Albani, genetista incaricata dalla GIP Daniela Garlaschelli, ha chiarito che non è possibile stabilire con rigore scientifico se le tracce fossero state raccolte sotto o sopra le unghie di Chiara Poggi, e nemmeno se si siano depositate per contaminazione ambientale, trasferimento diretto o mediato da un oggetto.
Queste conclusioni smentiscono indirettamente quanto precedentemente ipotizzato da alcune fonti investigative, che avevano descritto il Dna “sotto le unghie” come un indizio “clamoroso” di legittima difesa e di una svolta nelle indagini.
Le criticità del materiale biologico
Gran parte delle limitazioni riscontrate dalla perizia derivano dallo stato del materiale genetico analizzato. Il lavoro della dottoressa Albani si è basato su una rilettura di dati preesistenti, relativi ad analisi svolte in precedenza, costituiti da profili parziali e misti.
La genetista ha sottolineato le “rilevanti criticità” del campione, tra cui il fatto che i margini ungueali di intere mani siano stati inseriti in singole provette, lo smarrimento di una delle provette derivate dal primo materiale e l’esaurimento del materiale biologico originario.
In un quadro di “artefatti” e di dati non consolidati, l’esperta ha ritenuto comunque opportuno valutare la comparabilità con i soggetti di interesse, ma solamente attraverso un’analisi biostatistica che di per sé presenta limitazioni.
È da notare che, mentre due profili Y risultano compatibili con Sempio, dal terzo profilo maschile analizzato è emersa la totale esclusione di tutti i soggetti di interesse, inclusi Sempio, l’allora fidanzato Alberto Stasi e gli amici del fratello della vittima.
Prospettive legali e reazioni delle parti
In attesa della discussione in aula, fissata per il 18 dicembre per il deposito delle relazioni dei consulenti di parte, le implicazioni processuali della perizia sono chiare:
-
Procura: Le indagini, pur in assenza di prove “granitiche” nel campo genetico, si orienteranno verso la richiesta di processo per Andrea Sempio, unico indagato.
-
Difesa Stasi: La difesa di Alberto Stasi (condannato a 16 anni per il delitto, pena che sta per terminare) vede in questi risultati un “punto fermo” che rafforza la possibilità di presentare un’istanza di revisione della sentenza.
-
Difesa Sempio: I legali di Andrea Sempio sostengono che la perizia abbia restituito solo “prove disomogenee”, che non possono fondare un’accusa certa.
-
Famiglia Poggi: Gli avvocati della famiglia, Tizzoni e Compagna, hanno espresso l’opinione che la perizia non abbia apportato “nulla di nuovo” al complesso caso.
In sintesi, la perizia ha confermato l’impossibilità di rispondere con assoluto rigore scientifico alle domande chiave su come, quando e perché le tracce genetiche siano state depositate sulla vittima.












