Santarcangelo di Romagna, campane e quiete pubblica: la “maledizione” dei 30 rintocchi alle 6:55 “sveglia i bimbi” nel centro storico

A Santarcangelo di Romagna, la quiete del centro storico è stata interrotta da una polemica sui rintocchi mattutini, un dibattito che, partendo dai social network, ha sollevato la questione del bilanciamento tra tradizione religiosa e diritto al riposo, specialmente per le famiglie con bambini piccoli. Tutto è partito da un post anonimo comparso sul gruppo Facebook “Sei di Santarcangelo se…“, dove un residente ha chiesto aiuto per identificare la “campana maledetta” che ogni mattina, alle 6:55, emette ben trenta rintocchi consecutivi, disturbando il sonno degli abitanti più prossimi.

La denuncia si concentra sull’orario e sulla persistenza dei rintocchi, che si verificano regolarmente anche al sabato e alla domenica. La ricerca del responsabile si è rivelata complessa, trasformandosi in un rimpallo di responsabilità tra gli enti religiosi locali. Stando al racconto del residente, “Le suore dicono che sono i preti, i preti dicono che sono le suore o il campanone.” In un primo momento, le religiose avrebbero ammesso che la campana incriminata fosse la loro, salvo poi affermare di averla disattivata, ma il suono continua inesorabilmente.

Il problema, che sta generando un acceso dibattito online, è la difficoltà nel contattare i responsabili e nel trovare una soluzione. “I preti non rispondono al telefono e il Comune farà una verifica per il campanone eventualmente, ma non sembra,” si legge nel post originale, a testimonianza di una burocrazia lenta e di una comunicazione difficile tra cittadinanza ed enti.

L’irresistibile richiamo della tradizione

Come spesso accade in queste controversie, il dibattito sui social ha diviso la comunità tra chi difende la quiete e chi, al contrario, vede nelle campane un irrinunciabile elemento di tradizione e identità locale. Tra i commenti, c’è chi ha scherzato invitando i residenti a trasferirsi in campagna per evitare i rumori, e chi ha assunto toni più duri.

“Abitavo a 30 metri dal campanile. Dopo un po’ ci fai l’abitudine e non te ne accorgi nemmeno più quando suonano,” ha scritto un utente, bollando i reclamanti come “poco tolleranti.” Secondo questa linea di pensiero, le campane fanno parte della quotidianità e del patrimonio storico della città, in quanto un tempo scandivano il tempo, avvisavano dei pasti e delle messe. Altri suggeriscono insonorizzazioni o tappi per le orecchie.

La protesta del residente di Santarcangelo ha comunque messo in luce come la gestione dei rintocchi, soprattutto in orari considerati sensibili per il riposo, richieda un coordinamento più efficace tra parrocchie e amministrazione comunale per trovare un compromesso accettabile, evitando che le dinamiche religiose e quelle civili entrino in contrasto aperto.