La nuova National Security Strategy diffusa dal presidente americano ha provocato un terremoto diplomatico. Nel documento, Trump descrive la civiltà europea come “morta o quasi”, una formula brutale che anticipa il cambio di paradigma nei rapporti con gli alleati storici. Tornando sull’argomento, il presidente ha rincarato la dose: “Gli alleati d’oltreoceano stanno prendendo una brutta piega”, ha dichiarato, lasciando intendere che Washington non intende più sostenere un’Europa percepita come debole e incapace di riformarsi.
In un’intervista a Politico, Trump ha poi tracciato un quadro ancora più netto. Senza un cambio radicale nella gestione delle frontiere, ha avvertito, alcuni Stati europei “non saranno più in grado di sopravvivere. Sono deboli e decadenti”. Un linguaggio che richiama i toni già anticipati alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco dello scorso febbraio, quando il vicepresidente J.D. Vance aveva illustrato la dottrina MAGA declinata per l’Europa: non abbandonare il Vecchio Continente, ma rimodellarlo a immagine e somiglianza dell’America trampiana.
La strategia è chiara: gli Stati Uniti continueranno a sostenere i candidati europei più vicini alla linea politica della Casa Bianca. Trump lo dice apertamente, ignorando le accuse di ingerenza arrivate dai governi dell’Unione. Un messaggio diretto e che si inserisce in una fase di fortissima vulnerabilità politica europea, divisa sul fronte migratorio e sull’aiuto a Kiev.
Ed è proprio l’Ucraina il punto più critico. Gli alleati europei temono un tradimento di Washington, soprattutto mentre i negoziati per un nuovo pacchetto di assistenza militare e finanziaria si fanno sempre più complessi. Ma Trump non offre rassicurazioni. Anzi, al contrario.
“They talk too much, and they’re not producing,” ha dichiarato riferendosi ai partner occidentali. “We’re talking about Ukraine. They talk, but they don’t produce.”
Una critica frontale che lascia intendere insofferenza verso quella che considera una gestione inefficiente del conflitto.
Secondo fonti diplomatiche, la Casa Bianca avrebbe trasmesso un ultimatum a Zelensky: entro Natale il presidente ucraino dovrà decidere se accettare un piano che includerebbe garanzie di sicurezza non specificate in cambio della cessione dei territori contesi. Un’ipotesi che, se confermata, rappresenterebbe un cambio drastico nella postura americana.
Trump, inoltre, punta il dito sulla tenuta democratica ucraina: “A Kiev si parla tanto di democrazia, eppure in Ucraina non si vota da parecchio tempo.” Una frase che apre un altro fronte di polemica, toccando un tema particolarmente sensibile in pieno conflitto.
Il quadro è quello di un’Europa preoccupata e di un’Ucraina sotto crescente pressione. La nuova strategia americana mette in discussione equilibri consolidati da decenni, aprendo una fase geopolitica in cui la volontà di Washington di ridefinire il ruolo dell’Occidente potrebbe avere conseguenze profonde e imprevedibili.













