Colpivano anche nel territorio di Forlì-Cesena, oltre che in diverse province dell’Emilia e del Nord Italia, i quattro uomini di nazionalità albanese finiti in manette al termine di una complessa indagine condotta dai Carabinieri. L’accusa è di aver costituito un sodalizio criminale dedito al furto sistematico di macchinari agricoli di alto valore, destinati a essere trasferiti illegalmente verso l’Albania.
Gli arresti sono scattati nella serata di giovedì scorso, 4 dicembre, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Procura di Modena. In carcere sono finiti quattro soggetti di 21, 44, 46 e 58 anni, indiziati a vario titolo di associazione per delinquere, furto, ricettazione e autoriciclaggio. L’inchiesta, avviata lo scorso settembre dopo un’escalation di raid nelle campagne, ha svelato un modus operandi collaudato e professionale.
La banda agiva con precisione quasi militare: dopo aver rubato autovetture o furgoni per gli spostamenti logistici, individuava le aziende agricole da depredare. Una volta sottratti i trattori, questi non venivano subito portati via, ma lasciati in sosta in zone di campagna isolate e nascoste. Questa precauzione serviva a verificare l’eventuale presenza di sistemi di tracciamento satellitare (GPS) attivi, che avrebbero potuto guidare le forze dell’ordine al covo. Superata questa fase di controllo, i mezzi venivano caricati su un autoarticolato, di proprietà del 58enne del gruppo, e trasportati via terra lungo la rotta balcanica — attraversando Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Montenegro — fino a raggiungere l’Albania.
Il bilancio dell’operazione è imponente: le indagini hanno permesso di ricostruire i furti di 28 trattori agricoli e 17 veicoli tra auto e furgoni. Grazie al tempestivo intervento degli inquirenti, gran parte della refurtiva (22 mezzi agricoli e 14 veicoli) è stata recuperata e restituita ai legittimi proprietari, per un valore commerciale complessivo stimato in oltre 2,5 milioni di euro. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati anche disturbatori di frequenze (jammer), rilevatori di microspie e attrezzatura da scasso. Il Giudice per le indagini preliminari ha convalidato i fermi, disponendo la custodia cautelare in carcere per tutti i componenti della banda.













