Si preannuncia un venerdì di mobilitazione anche per la provincia di Rimini. Dopodomani, 12 dicembre, la Cgil ha indetto uno sciopero generale di 24 ore per contestare l’attuale Legge di Bilancio, giudicata dal sindacato iniqua e penalizzante per lavoratori, pensionati e famiglie. L’obiettivo della protesta è riportare l’attenzione del Governo sulle crescenti disuguaglianze sociali e sulle difficoltà economiche che attanagliano il territorio.

A livello locale, l’astensione dal lavoro sarà accompagnata da una manifestazione pubblica. Il programma prevede il concentramento dei manifestanti alle ore 9:30 in piazzale Cesare Battisti, di fronte alla stazione ferroviaria. Da qui si snoderà un corteo che attraverserà il centro città per concludersi davanti al palazzo della Prefettura, in via IV Novembre, dove si terrà il comizio finale.
Le ragioni della protesta, secondo quanto esposto dalla Cgil riminese, trovano fondamento in dati economici locali preoccupanti. Nonostante un calo della disoccupazione e una crescita degli occupati, l’organizzazione sindacale denuncia un peggioramento della qualità del lavoro: solo un terzo dei contratti risulta essere a tempo indeterminato e pieno. Inoltre, le retribuzioni medie della provincia restano ferme a circa 17.800 euro lordi annui, le più basse dell’intera Emilia-Romagna, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie di fronte all’inflazione.
Il sindacato punta il dito anche contro la situazione previdenziale e sanitaria. A Rimini si registra l’età media di uscita dal lavoro più alta della regione, oltre i 63 anni, mentre quasi il 30% dei pensionati percepisce assegni inferiori ai mille euro mensili, con un forte divario di genere a svantaggio delle donne. Sul fronte dei servizi, la Cgil lamenta il sottofinanziamento della sanità pubblica e l’aggravarsi dell’emergenza abitativa, con migliaia di famiglie in attesa di sostegno per l’affitto o di un alloggio popolare. Le richieste avanzate per la giornata di venerdì includono il blocco dell’innalzamento dell’età pensionabile, investimenti strutturali in sanità e istruzione, e una riforma fiscale che tassi le grandi rendite per finanziare i servizi essenziali.












