Il procedimento giudiziario, da noi battezzato “Operazione Tre Carte” (fascicolo penale 416/2019), ha scatenato una forte attenzione pubblica a San Marino. Al centro ci sono accuse gravissime rivolte agli ex vertici del Credito Industriale Sammarinese (Banca CIS): si contesta loro di aver usato illecitamente titoli e fondi di clienti ignari (inclusi i fondi pensione dell’ISS) come garanzia per ottenere linee di credito da istituti finanziari esteri.
In particolare Guidi e Mularoni, con il presunto consenso di Grandoni, avrebbero manipolato i conti omnibus e trasferito su dossier esteri titoli “indisponibili” (di terzi o già impegnati in PCT), facendoli passare come se fossero di proprietà di Banca CIS. Questo stratagemma ha gonfiato «l’apparente merito creditizio» di CIS, permettendo di ottenere complessivamente quasi 9 milioni di euro di finanziamenti da EFG Luxembourg e Bahamas.
Gli inquirenti contano questi fatti come reati diversi: appropriazione indebita (dei titoli altrui), frode nell’esecuzione di contratti (per aver taciuto informazioni essenziali alle banche finanziatrici) e confusione di patrimoni (per l’occultamento di asset appartenenti a soggetti diversi). C’è pure un capo di imputazione per violazione delle norme sul “beneficiario effettivo”: Grandoni avrebbe, secondo le accuse, firmato falsamente documenti dichiarandosi proprietario dei titoli, quando in realtà appartenevano a terzi. In quest’ambito viene evocato anche il reato di riciclaggio: la procura adombra che i proventi di queste condotte (in parte già culminate nel crack di CIS) siano confluiti in circuiti opachi, come evidenziato da un processo collegato sui reati di associazione a delinquere e riciclaggio. Insomma, secondo l’accusa il sistema “Tre Carte” avrebbe occultato debiti e guasti finanziari, aggravando il dissesto dell’istituto e scaricando sullo Stato e sui risparmiatori gli oneri della crisi.
Sul banco degli imputati i nomi chiave di Banca CIS. Daniele Guidi, ex direttore generale e AD dell’ex Banca Cis; con lui ci sono il suo vice Marco Mularoni (all’area finanza) e l’ex socio di maggioranza di CIS Marino Grandoni. È proprio Grandoni il socio che, pur non ricoprendo formalmente cariche di responsabilità nell’istituto, risulta coinvolto nei fatti giudicati. In più, questo filone si intreccia con altre inchieste della “galassia CIS”: ad esempio, in un altro maxi-processo avviato nell’autunno 2025 figurano fra gli imputati Francesco Confuorti, Lorenzo Savorelli e Wafik Grais (noti funzionari di Banca Centrale) e il giudice Alberto Buriani. Tali procedimenti paralleli, per associazione a delinquere e bancarotta, sottolineano come il crack di CIS coinvolga molteplici attori e ponga interrogativi anche sull’operato della vigilanza bancaria.
L’iter giudiziario ha tempi lunghi. Le indagini sono partite nell’autunno 2019, a valle dell’amministrazione straordinaria di Banca CIS, e il 30 marzo 2022 il Tribunale ha disposto il rinvio a giudizio di Guidi, Mularoni e Grandoni. Si è quindi entrati nel dibattimento: nel 2023 e 2024 si sono susseguite numerose udienze. Nel febbraio 2024, alla prima udienza interlocutoria del processo, il giudice ha ammesso “quasi tutte” le prove documentali e gran parte dei testimoni richieste, segnalando che si era giunti al termine della fase istruttoria. In quella stessa occasione sono state fissate tre udienze successive – il 23 aprile, il 21 maggio e il 3 giugno 2024 – per continuare l’esame dibattimentale (le deposizioni dei consulenti e dei testi). Nel giugno 2025 il Procuratore del Fisco nelle conclusioni ha chiesto pene pesanti: Guidi 4 anni e 10 mesi, Mularoni 3 anni e 10 mesi, Grandoni 3 anni e 6 mesi
Era quindi previsto che il 3 giugno 2025 il Commissario della legge Vico Valentini pronunciasse la sentenza. Ma proprio in quell’udienza, come riportato dai media, si è avuto un colpo di scena: il giudice ha rinviato il dibattimento per un supplemento istruttorio. Sono emerse presunte omissioni nella perizia d’ufficio, soprattutto riguardo agli obblighi antiriciclaggio (si è ordinato all’Agenzia di Informazione Finanziaria – AIF – di acquisire documenti dell’epoca dai colleghi lussemburghesi). La mossa del tribunale ha dunque allungato i termini, rimandando l’esito del processo. Alcuni osservatori hanno notato che questo ritardo rischierebbe di incrociare la prescrizione dei reati contestati, come del resto sottolineato in aula dalla Procura del Fisco.
E’ notizia di ieri, notizia diffusa dal sito Libertas.sm, che il Commissario della Legge Vico Valentini ha emesso il giudizio di primo grado. L’esito sarebbe stato di condanna a carico di Guidi e Mularoni e di assoluzione per Grandoni.
A Guidi sarebbe stata comminata una pena di 4 anni di reclusione (con pena pecuniaria di 18.000€) e Mularoni 8 mesi (pena sospesa, 1.500€ di multa); Grandoni invece sarebbe stato assolto “perché non consta abbastanza della colpevolezza”. La sentenza disporrebbe inoltre che i condannati rifondano i danni allo Stato (rappresentato dall’Avvocatura della Camera), all’ISS e alla SGA ex BNS, le parti lese citate. Il tenore della pronuncia, pur da confermare nel testo completo una volta in nostro possesso, appare in linea con altre recenti sentenze sul caso CIS, dove i responsabili dei dissesti sono stati costretti a risarcire Eccellentissima Camera, SGA e Banca Centrale.
Nel corso del processo si sono costituite varie parti civili. L’Avvocatura dello Stato (per conto della Camera e dell’ISS) e la SGA ex Banca di San Marino hanno rivendicato risarcimenti economici. In aula l’Avvocatura ha chiesto il ristoro del danno patrimoniale subito dallo Stato e dal sistema pensionistico, nonché la conferma del sequestro conservativo sui beni di Grandoni. Anche la SGA ha chiesto un risarcimento (circa 2,2 milioni) a Grandoni, oltre a contributi a risarcimento non patrimoniale contro Guidi e Mularoni. Si è fatto avanti perfino il cliente privato (titolare di alcuni titoli usati come garanzia a sua insaputa), chiedendo danni e un’indennità provvisionale. In sintesi, la sentenza dovrà tener conto anche delle pretese economiche avanzate da queste parti civili: in analogia con il “processo ex vertici” di aprile 2025, i condannati (e in caso gli eredi di questi) rischiano di dover rimborsare somme ingenti a Camera, ISS, SGA e altri danneggiati.
La vicenda di “Operazione Tre Carte” ha avuto ampio risalto sui media locali. Il nostro sito, GiornaleSM, in particolare, ha seguito il caso con grande attenzione e lo ha battezzato esplicitamente “Operazione Tre Carte, confermando così un nome che richiama l’idea di un giro di prestigio finanziario.
L’Operazione Tre Carte non è un caso isolato, ma uno degli innumerevoli filoni scatenati dal crac di CIS. In parallelo vanno avanti altri procedimenti: uno tra tutti è il maxi-processo del 2025-2026 su associazione a delinquere e riciclaggio legato al CIS, che vede imputati in primo grado non solo Grandoni e Guidi, ma anche vari ex funzionari della Banca Centrale (Confuorti, Savorelli, Grais) e persino il giudice Alberto Buriani con una prossima udienza tra pochi giorni. Ci sono poi processi per bancarotta fraudolenta, trasferimenti di attività fittizi, indagini sui conti offshore collegati (ad esempio “caso Titoli”) e denunce civili per danno erariale.












