Si accende lo scontro politico a Riccione sulla gestione degli spazi pubblici e sul loro utilizzo da parte delle comunità straniere. Al centro della polemica sollevata oggi dalla Lega c’è la decisione della Giunta comunale di concedere l’uso del Centro di Quartiere Fontanelle al Comitato del Bangladesh. Una scelta che Elena Raffaelli, esponente del Carroccio, definisce “poco trasparente”, paventando il rischio che dietro la dicitura di incontri settimanali si celi la costituzione di fatto di un luogo di culto islamico.
In un comunicato diffuso dall’Ufficio Stampa della Lega Romagna, Raffaelli punta il dito contro le modalità e i costi dell’operazione. “La Giunta ha concesso il Centro… guarda caso proprio per le giornate di venerdì”, osserva l’esponente leghista, evidenziando come il patrocinio comunale si traduca in un onere per le casse pubbliche. L’amministrazione, infatti, rinuncerebbe a un introito di 1.960 euro, somma che “avrebbe richiesto a qualunque altro soggetto richiedente”.
Oltre all’aspetto economico, a preoccupare l’opposizione sono le clausole inserite nella delibera. Secondo la Lega, il Comune avrebbe predisposto una sorta di scudo preventivo, dichiarandosi estraneo a qualsiasi rapporto con terzi e riservandosi la possibilità di revocare il patrocinio qualora le iniziative ledessero l’immagine dell’ente. “Una formula forse usata comunemente ma, in questo caso, più che mai legittima”, commenta Raffaelli, che annuncia la presentazione di un’interrogazione urgente per chiarire la reale natura delle attività previste.
Il timore esplicito è che lo spazio civico cambi destinazione d’uso senza i dovuti controlli. “Non siamo lontani dal vero se crediamo che i locali saranno trasformati in ‘moschea’”, incalza la nota, descrivendo tali luoghi non solo come spazi di preghiera, ma come centri politici e sociali dove talvolta “si esercita la giustizia in base alla Sharia”.
La critica della Lega si allarga poi al contesto nazionale, richiamando la necessità di pragmatismo contro quello che viene definito “buonismo”. Raffaelli cita le proposte di legge per l’uso della lingua italiana nei sermoni e l’albo degli imam, sottolineando l’incompatibilità tra i dettami della legge islamica e la Costituzione italiana. “Molti in Italia, purtroppo, non hanno dimestichezza con i pilastri dell’islam e con i suoi obiettivi storici”, conclude la nota, ribadendo la ferma opposizione del partito a concessioni che potrebbero favorire forme di radicalismo o di segregazione culturale all’interno del tessuto cittadino.












