Guerra in Ucraina. Kiev, diplomazia: frenata sulla zona cuscinetto in Donbass, Trump apre a garanzie di sicurezza

Giornata di intense manovre diplomatiche e smentite sull’asse Kiev-Washington-Mosca, mentre la ricerca di una via d’uscita al conflitto ucraino si fa sempre più serrata. L’ufficio del presidente Zelensky ha dovuto spegnere sul nascere le indiscrezioni di stampa francesi che ipotizzavano un’apertura ucraina alla creazione di una “zona cuscinetto” nel Donbass, definendo “errate” le interpretazioni circolate nelle ultime ore. Intanto, dagli Stati Uniti, il presidente Donald Trump si dice pronto a fornire assistenza sulla sicurezza, mentre il Cremlino mantiene un atteggiamento di profondo scetticismo sui piani occidentali.

Il caso è scoppiato in seguito a una pubblicazione di Le Monde, che attribuiva a Kiev una disponibilità di massima a discutere di aree demilitarizzate nell’est. Una lettura corretta immediatamente da Dmitry Lytvyn, consigliere presidenziale ucraino. “Se l’Ucraina sia d’accordo o meno può essere deciso solo al più alto livello politico o dal popolo ucraino”, ha precisato Lytvyn, spiegando che le riflessioni del collega Mykhailo Podolyak citate dal quotidiano francese erano riferite a discussioni teoriche su “vari modelli di sicurezza” e non rappresentavano un consenso operativo. I dettagli, in questa fase, restano l’unico vero ago della bilancia.

Dall’altra parte del fronte, Mosca osserva con diffidenza il triangolo diplomatico tra Usa, Ucraina ed Europa. Yuri Ushakov, consigliere di Vladimir Putin, ha gelato le aspettative su un imminente accordo. “Non credo che saremo completamente soddisfatti”, ha dichiarato Ushakov, sottolineando come la Russia non abbia ancora visionato la versione modificata del piano americano. “Quando la vedremo, potremmo non gradire molte cose”, ha aggiunto, pur ammettendo l’inevitabilità di una ripresa dei contatti diretti con Washington, ai quali Mosca darà la sua “risposta appropriata”.

A cercare di sbloccare l’impasse è il presidente americano Donald Trump, che da New York ha confermato la volontà degli Stati Uniti di giocare un ruolo chiave nel post-conflitto. “Aiuteremmo con la sicurezza perché è un fattore necessario” per raggiungere una soluzione, ha scandito Trump, delineando il perimetro dell’impegno a stelle e strisce: “Non siamo coinvolti nella guerra, ma siamo coinvolti nelle trattative”. L’attenzione è ora rivolta a un possibile vertice in programma per domani, sabato 13 dicembre. “Vedremo se ci parteciperemo. Parteciperemo se pensiamo che ci siano buone chance”, ha concluso il presidente Usa.

Mentre la diplomazia lavora sui dossier, la guerra continua a presentare il suo conto di sangue. Anche oggi le sirene hanno suonato nella regione di Dnipropetrovsk: un raid russo sulla città di Pavlohrad ha provocato un morto e quattro feriti. Un tragico bollettino, confermato dal governatore Vladislav Gaivanenko, che ricorda l’urgenza di trasformare le ipotesi di accordo in una pace reale.