Cibo e Salute: difendere il Made in Italy e’ difendere Noi Stessi – …di Elisabetta Righi Iwanejko

La X Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, recentemente conclusa, non e’ stata soltanto un’occasione per celebrare la bellezza della nostra tradizione culinaria, ma anche un momento di riflessione profonda sul valore del cibo e sul suo legame con la salute, l’identita’ e l’economia. Mi hanno profondamente colpita due relatori alle conferenze organizzate per l’occasione dall’Ambasciata d’Italia in San Marino in collaborazione con l’Accademia Italiana della Cucina, Delegazione della Repubblica di San Marino e l’Associazione San Marino-Italia.

L’interessante relazione della Prof.ssa Monia Camarra, rinomata ricercatrice indipendente nel campo dell’alimentazione sostenibile, divulgatrice scientifica e autrice di diversi libri di successo che mirano a promuovere un’alimentazione consapevole, riconosciuta da Forbes come una delle 100 donne piu’ influenti in Italia, mi ha stimolato ad approfondire nei giorni seguenti tali tematiche. Allo stesso modo Guido Mattioni, giornalista di chiara fama, autore di diversi libri, spesso gialli o romanzi-inchiesta, che mescolano finzione e realta’ su temi come la salute e il profitto.

Come Delegato Estero di Federitaly per la Repubblica di San Marino, desidero esprimere alcune riflessioni per difendere il Made in Italy per tutelare salute, economia e identita’. E’ noto che l’Italia e’ riconosciuta a livello globale come emblema di qualita’ alimentare: un Paese che ha costruito la sua reputazione su controlli rigorosi, filiere trasparenti e un patrimonio gastronomico che e’ parte integrante della nostra cultura. Tuttavia, accanto a questa eccellenza, esiste una “verita’ scomoda” che non possiamo piu’ ignorare: quella legata alle importazioni extra-UE.

Un allarme che riguarda tutti

I dati parlano chiaro: circa il 97% dei prodotti agroalimentari provenienti da Paesi extra-europei entra in Europa senza un controllo fisico completo, con verifiche a campione che coprono appena il 3% delle merci. Questo significa che carne, riso, miele, zucchero e altri alimenti di uso quotidiano possono arrivare sulle nostre tavole dopo essere stati trattati con sostanze vietate in Europa, come pesticidi potenzialmente cancerogeni o antibiotici ad alto dosaggio.

Non si tratta solo di un problema di sicurezza alimentare: e’ una minaccia diretta alla salute collettiva. L’uso indiscriminato di antibiotici negli allevamenti e nelle coltivazioni extra-UE alimenta il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, rendendo inefficaci cure comuni e trasformando infezioni banali in rischi seri.

Concorrenza sleale e rischio per le nostre eccellenze?

Oltre alla salute, c’e’ un tema economico cruciale: la concorrenza sleale. Le imprese italiane ed europee rispettano normative sanitarie e ambientali severe, investendo in sostenibilita’ e qualita’. Chi invece produce in Paesi con regole meno stringenti puo’ immettere sul mercato prodotti a basso costo e bassa qualita’, penalizzando chi lavora con etica e responsabilita’. Questa dinamica, aggravata dall’aumento dei prezzi e dai dazi internazionali, rischia di spingere il mercato verso scelte che sacrificano la qualita’ e la sicurezza a favore della convenienza.

La risposta: ripartire dalla nostra terra! La vera alternativa e’ chiara: tornare a dare valore alla nostra terra. L’Italia ha il potenziale per coltivare ogni metro quadrato, producendo cibo che sia sinonimo di eccellenza, sicurezza e tracciabilita’. Scegliere prodotti italiani a filiera corta, certificati e garantiti, non e’ solo un gesto patriottico: e’ un atto di responsabilita’ verso la salute delle nostre famiglie, la tutela del paesaggio e la crescita della nostra economia.

Non basta accontentarsi di un cibo “non spazzatura”: dobbiamo pretendere un cibo “eccellente e sicuro”. E’ necessario allora che le istituzioni rafforzino i controlli alle frontiere, introducano principi di reciprocita’ negli accordi commerciali e sostengano concretamente la produzione italiana di alta qualita’. Ma anche noi consumatori abbiamo un ruolo fondamentale: scegliere consapevolmente, dare la precedenza ai prodotti 100% Made in Italy, accettando di spendere qualcosa in piu’ per garantire un futuro migliore a tutti.

Difendere il Made in Italy e’ difendere la salute collettiva, la dignita’ del lavoro e l’identita’ culturale del nostro Paese. La X Settimana della Cucina Italiana nel Mondo ci ha ricordato che il cibo non e’ solo nutrimento: e’ cultura, e’ economia, e’ vita. La sfida e’ nelle nostre mani. Ma non basta chiedere alle istituzioni di fare la loro parte: anche noi consumatori dobbiamo scegliere con consapevolevolezza. Ogni acquisto, ogni preferenza per una filiera italiana e’ un gesto di responsabilita’. Il futuro del nostro benessere e’ nei nostri campi, nelle mani di chi produce con passione e rispetto delle regole. Sta a noi sostenerli, perche’ solo cosi’ potremo garantire alle nuove generazioni un cibo sicuro, eccellente e autentico.

Elisabetta Righi Iwanejko – Delegato Estero di Federitaly