La vicenda giudiziaria legata alla morte di Stefano Michi, il ciclista sammarinese travolto e ucciso l’11 aprile 2024 sulla superstrada in territorio italiano, continua a svilupparsi su due binari paralleli: quello italiano e quello sammarinese.
Ieri, 16 dicembre 2025, si è tenuta una nuova udienza davanti al Tribunale di San Marino nel procedimento n.244/24 che vede imputato Andrea Fabri, il 38enne sammarinese già a giudizio in Italia per omicidio stradale e omissione di soccorso.
L’imputato è assistito dall’avvocato Elia Fabbri, mentre i familiari della vittima sono rappresentati come parte civile dall’avvocato Tania Ercolani.
L’udienza si è concentrata soprattutto sugli aspetti istruttori rivedendo l’elenco dei testimoni, ritenendo più utile ascoltare chi ha materialmente redatto il rapporto di polizia e alcuni testimoni oculari, piuttosto che gli operatori intervenuti in una fase successiva.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Elia Fabbri, si è detta sostanzialmente d’accordo, chiedendo a sua volta di sentire anche la prima persona che ebbe un contatto diretto con l’imputato subito dopo i fatti.
Il Commissario della Legge Vico Valentini ha accolto le richieste e ha disposto la citazione dei testimoni, fissando la prossima udienza per il 22 giugno 2026.
Durante l’udienza è emerso con chiarezza il legame stretto tra il procedimento sammarinese e quello italiano. La difesa ha infatti depositato documentazione relativa al processo pendente presso il Tribunale di Rimini, dove Andrea Fabri è chiamato a rispondere delle accuse più gravi legate all’incidente mortale.
Tra gli atti depositati figurano oltre l’istanza di patteggiamento presentata in Italia anche la documentazione relativa alla trattativa risarcitoria a San Marino con i familiari di Stefano Michi, seguiti dall’avvocato Tania Ercolani.
È stato inoltre depositato un elaborato medico-legale di parte, ma su questo punto il commissario della legge ha manifestato la propria opposizione, ritenendo che si tratti di valutazioni non direttamente rilevanti per il procedimento sammarinese, che deve concentrarsi sulle condotte e sugli accertamenti successivi all’incidente.
Il quadro complessivo resta quindi quello di un unico fatto storico, la morte di Stefano Michi, ma di due procedimenti distinti. In Italia il processo è attualmente in una fase di attesa per consentire la conclusione della trattativa risarcitoria e valutare l’eventuale accesso a un rito alternativo.
Secondo l’accusa italiana, dopo aver investito il ciclista, il conducente non si sarebbe fermato a prestare soccorso, rientrando in Repubblica. Poco dopo fu rintracciato nel garage della propria abitazione, in stato confusionale, e risultò positivo alle sostanze stupefacenti, elemento che ha dato origine anche al procedimento sammarinese.
A distanza di oltre un anno e mezzo dall’incidente, la vicenda giudiziaria è quindi tutt’altro che chiusa. Le prossime tappe processuali, sia in Italia sia a San Marino, saranno decisive per chiarire le responsabilità e per capire se la strada del rito alternativo porterà a una definizione anticipata del procedimento o se si andrà verso un processo pieno.












