La sicurezza stradale presenta un conto salato per la Romagna. Mentre il quadro regionale complessivo mostra timidi segnali di miglioramento, le province romagnole registrano una preoccupante inversione di tendenza con un netto aumento della mortalità. È quanto emerge dal report annuale Istat diffuso nella giornata di ieri, che evidenzia una profonda frattura territoriale all’interno dei confini regionali.
I dati sono allarmanti per l’area orientale della regione. Ravenna conquista la maglia nera con il tasso di mortalità più elevato dell’intera Emilia-Romagna, pari a 9,8 decessi ogni 100mila abitanti. In termini assoluti, la provincia ravennate ha visto salire il numero dei morti da 28 a 38 rispetto all’anno precedente, con un incremento di dieci unità. Ancora più marcato l’aggravamento della situazione nella provincia di Forlì-Cesena, dove le vittime della strada sono passate da 19 a 30, segnando un aumento di undici decessi. Anche il ferrarese segue questa scia negativa, salendo da 22 a 29 morti.
Il peggioramento dei dati romagnoli stride fortemente se confrontato con il resto della regione, dove Bologna ha fatto registrare il miglior risultato nazionale con un crollo verticale delle vittime. Questa disparità sottolinea come, per la Romagna, l’obiettivo europeo di dimezzare i morti sulle strade entro il 2030 resti ancora un traguardo distante, richiedendo un ulteriore calo strutturale di quasi il 30% nei prossimi cinque anni.
L’analisi tecnica degli incidenti rivela che la maggior parte dei sinistri, circa il 70%, avviene su strade urbane. Tuttavia, la pericolosità aumenta drasticamente durante le ore notturne: l’indice di mortalità raggiunge il suo picco tra la mezzanotte e le tre del mattino, con una media di 5,5 morti ogni 100 incidenti, contro una media generale molto più bassa. I fine settimana si confermano il momento più critico, concentrando quasi la metà delle vittime notturne tra venerdì e sabato. Le cause principali rimangono la distrazione alla guida, la velocità elevata e il mancato rispetto della distanza di sicurezza. Il costo sociale di questa incidentalità per la collettività ammonta, a livello regionale, a 1,7 miliardi di euro.












