Non si placa la polemica attorno all’impianto avicolo di Cavallara, nel comune di Maiolo. A riaccendere lo scontro è una dura nota diffusa oggi dal “Comitato per la Valmarecchia”, che contesta frontalmente le modalità e le tempistiche del monitoraggio sulla qualità dell’aria effettuato da Arpae. Nel mirino degli attivisti finiscono anche le recenti dichiarazioni del presidente della Provincia di Rimini, Jamil Sadegholvaad, reo di aver ringraziato gli enti preposti per un’attività di controllo che, secondo il Comitato, non solo era un atto dovuto, ma sarebbe stata condotta con criteri temporali fuorvianti.
In un comunicato diffuso in mattinata, il portavoce Livio Cursi bolla come “retorici e fuorvianti” i ringraziamenti istituzionali rivolti a Regione ed Arpae. “Quel monitoraggio non è un favore né un gesto straordinario – si legge nella nota – ma un adempimento obbligatorio previsto dal provvedimento autorizzatorio stesso”. Ma il cuore della denuncia risiede nell’analisi delle date. Secondo il Comitato, la campagna di rilevazione, presentata come “ante operam” (ovvero precedente all’avvio dell’attività produttiva per stabilire un valore di fondo), si è svolta tra il 25 luglio e il 16 settembre 2025. Tuttavia, l’allevamento è entrato in funzione il 5 agosto, con l’accasamento di 54.000 pulcini.
“Ne consegue che solo i primi dieci giorni, dal 25 luglio al 4 agosto, possono essere considerati realmente ante operam”, attaccano dal Comitato. Tutto il resto del periodo, oltre un mese di rilevazioni, documenterebbe una situazione con l’impianto già a pieno regime. Un dettaglio non da poco, che secondo gli attivisti invaliderebbe la definizione stessa dell’indagine ambientale. A supporto della tesi, Cursi evidenzia come, proprio nella seconda parte del monitoraggio, i valori di PM10 abbiano registrato un’impennata, raggiungendo “livelli paragonabili a quelli di un hot spot urbano come Rimini”, segno tangibile che l’insediamento avrebbe “già generato polveri grossolane locali”.
La questione assume anche contorni economici e di trasparenza. Il Comitato denuncia di non essere stato informato dell’avvio delle rilevazioni ufficiali, nonostante le reiterate richieste inviate anche dai comuni limitrofi di Talamello e Novafeltria sin dal marzo scorso. Questo silenzio ha spinto i cittadini ad autotassarsi, spendendo 817,40 euro per una rilevazione indipendente che, alla luce dell’intervento di Arpae, si è rivelata un duplicato inutile. “Un sacrificio buttato all’aria a causa dell’omissione informativa”, lamentano gli attivisti.
La conclusione del Comitato è amara: quello che viene presentato come un controllo preventivo sarebbe in realtà un monitoraggio “misto”, che ha finito per certificare criticità ambientali a produzione già avviata. Resta ora da capire quale sarà la replica delle istituzioni di fronte all’accusa di aver trasformato un obbligo di legge in uno strumento di comunicazione politica, lasciando ai cittadini l’onere di vigilare sulla coerenza dei dati.












