San Marino, imprese e muri bancari: la lettera di un imprenditore che rinuncia alla Repubblica

Caro Direttore, mi rivolgo al suo “Giornale.sm” poiché ho visto sui social che si occupa di tematiche su San Marino e, a tal proposito, vorrei raccontarle la mia esperienza vissuta in questa Repubblica. Sono un imprenditore italiano che, dopo aver valutato varie opzioni e aver studiato la normativa sammarinese, ho costituito alcuni mesi fa una società commerciale a San Marino, con il progetto, una volta avviata l’attività e toccato con mano l’ambiente, di trasferirvi la mia residenza e quella di mia moglie e delle mie due figlie, in età prescolare.

Mi era stato riferito dal commercialista a cui mi sono rivolto che, tranne alcuni settori riservati (banche, finanziarie, energia, etc.), avrei potuto costituire liberamente una S.r.l. con un capitale sociale minimo di 25.500 euro, purché non avessi condanne penali gravi, fallimenti in corso o debiti verso lo Stato. Ho quindi costituito la società, pagato imposte ed onorari al notaio ed al commercialista, dato un acconto di canone locativo al proprietario dell’ufficio scelto come sede. Fin qui tutto bene. Sapendo che le quote del capitale sociale dovevano essere versate in una banca sammarinese, mi sono recato presso una di queste per l’apertura del conto corrente. E qui sono iniziati i problemi.

Dopo essere stato sottoposto ad una sorta di interrogatorio di polizia ed aver fornito una serie copiosa di documenti (che mai mi sono stati richiesti dalle banche italiane con le quali ho sempre lavorato), trascorsi 3 giorni mi è stato riferito dall’impiegato della banca che non mi avrebbero aperto il conto corrente. Ho chiesto il motivo di tale diniego, ma l’impiegato si è trincerato dietro un serafico “mi spiace, ma è una decisione insindacabile della direzione”. Ho quindi chiesto delucidazioni al commercialista, il quale mi ha riferito che, purtroppo, se la società opera in settori attenzionati dall’AIF, quali il beverage o gli autoveicoli, o altri che ora non rammento, poiché in passato ci sono stati casi di distorsioni o problematiche derivanti dal mancato versamento dell’IVA da parte della clientela italiana, le banche sono ora restie ad aprire conti correnti.

Premesso che non è certo colpa del venditore, se l’acquirente non rispetta un obbligo tributario a suo carico, nel mio caso la mia società, pur avendo un oggetto sociale ampio (che comprendeva anche il beverage e le autovetture) intendeva operare principalmente in altri settori merceologici e questo l’ho riferito alla banca, ma non c’è stato nulla da fare. La decisione era inappellabile, mi ha risposto il solerte impiegato. Alla fine, mi ha confessato quest’ultimo, sul mio nominativo comparivano notizie di stampa di una indagine penale per reati finanziari, per cui la banca ha preferito non correre rischi.

Ma mi domando: rischi di cosa?? L’indagine risaliva a oltre 10 anni orsono e non ho mai avuto una formale incriminazione. Io, alla banca, non chiedevo di prestarmi i soldi per l’avvio della mia attività. Al contrario, ero io che avrei affidato a loro i miei risparmi (sudati e di provenienza lecita poiché frutto del mio lavoro e depositati in una banca italiana di primario livello che già aveva svolto tutte le verifiche) e, viste le notizie che trapelano sulla salute delle banche sammarinesi, semmai avrei dovuto essere io ad avere qualche perplessità e dubitare se facessi bene a fidarmi di loro. Ritenendo inutile insistere, ho quindi abbandonato l’idea di trasferirmi a San Marino. Il “viaggio” mi è costato la bellezza di circa 9.000 euro ed alla fine della fiera ho deciso di restarmene nella mia Italia, dove continuerò a pagare le mie altissime tasse, ma almeno potrò recarmi in banca senza sentirmi un “criminale”.

Iscriverò le mie due figlie alla scuola elementare della mia città e non a San Marino (dove mi si dice c’è una crisi di natalità e le scuole stanno chiudendo i plessi), mia moglie continuerà a fare la spesa, andare dall’estetista, dal parrucchiere del nostro quartiere e a San Marino chissà, forse torneremo per una visita mordi e fuggi (portandoci dietro un panino) in un giorno piovoso d’estate semmai ci trovassimo in vacanza sulla riviera romagnola.

Lettera firmata

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