San Giovanni in Marignano, lupi: strage di oche nel recinto blindato, esplode la rabbia social

Non bastano più le recinzioni, nemmeno quelle doppie e alte due metri. È un risveglio amaro quello raccontato sui social network da un residente della Valconca, che si è ritrovato a fare i conti con l’ennesima incursione di predatori, presumibilmente lupi, capaci di superare barriere che sembravano inviolabili. L’episodio, denunciato sul gruppo “Chiacchiere tra Marignanesi”, ha riacceso istantaneamente la polemica sulla gestione della fauna selvatica a ridosso delle abitazioni.

Foto tratta dal gruppo Faceboo “Chiacchiere tra Marignanesi…”

“Avevo quattro oche con doppio recinto alto due metri… evviva il lupo”. È lapidario e carico di sarcasmo lo sfogo di Oscar Benelli, che ha affidato al web la frustrazione per la perdita dei suoi animali. Un post che in poche ore ha raccolto la solidarietà di molti compaesani e scatenato un dibattito acceso sulla sicurezza nelle zone rurali e periurbane. Il dettaglio della doppia recinzione violata è quello che preoccupa maggiormente: se fino a ieri si pensava che bastasse proteggere i propri animali domestici, oggi la percezione è che le difese tradizionali non siano più sufficienti.

La discussione si è presto spostata dal fatto di cronaca alla critica politica e sociale. Nel mirino di molti utenti sono finiti gli animalisti e le normative di tutela ritenute troppo rigide. “Ringraziamo gli animalisti”, scrive Antonio Ferraguti, mentre Maurizio Galli rincara la dose puntando il dito contro una visione troppo cittadina del problema: “È politica contro i lupi di chi vive al quinto piano in città e molto probabilmente il lupo non lo avrà mai visto”.

Tra i commenti emerge anche la testimonianza di chi ha assistito a scene simili nei comuni limitrofi, confermando l’agilità e la confidenza acquisita dai branchi. “Ho visto in diretta a Misano”, racconta Marcello Marchionni, “il lupo salta una rete da fermo, come un gatto”. Una capacità atletica che rende vani molti degli sforzi difensivi messi in atto dai privati.

Il sentimento prevalente, oltre al dispiacere per gli animali uccisi, è quello di impotenza e la richiesta di un intervento istituzionale. “Non capisco perché non prendono provvedimenti, cosa aspettano?”, si chiede Ortensia Lamponi, riassumendo il pensiero di una fetta crescente di cittadinanza che si sente “invasa” e poco tutelata di fronte a una natura sempre più invadente.