Da aprile Borgo Maggiore cambia passo. Senza proclami, senza render patinati. Con un’operazione semplice, tradizionale, concreta: rimettere in funzione le vecchie cantine della piazza e restituirle alla vita quotidiana.
L’idea nasce in ambito istituzionale, nella Segreteria di Stato al Territorio guidata da Matteo Ciacci, e prende forma grazie al lavoro congiunto con Giunta di Castello di Borgo Maggiorr e organismi tecnici competenti. Il modello è chiaro: il pubblico mette gli spazi, il privato li anima.
E’ il patto di collaborazione che ha già portato ampi risultati sia con UGRAA che, in prospettiva, con AASLP.
Le cantine di Borgo Maggiore non sono locali inventati ma sono spazi fruibili nati per il vino, per la socialità, per stare insieme. Il pubblico li recupera e li rende disponibili; il privato, i locali affacciati sulla Piazza Maggiore li gestisce, li apre, li rende vivi.
L’obiettivo non è l’evento una tantum. È far tornare la piazza a essere piazza. Un luogo frequentato, abitato, riconoscibile. Un punto di aggregazione stabile, dove le persone si incontrano, consumano, parlano, restano. Comunità, non passerella.
È una rigenerazione urbana fatta alla vecchia maniera, niente gestione pubblica diretta, niente bandi ideologici, niente format calati dall’alto
Solo spazi autentici, operatori locali, vita quotidiana.
Borgo Maggiore è storicamente il cuore popolare e commerciale della Repubblica. Questa iniziativa va esattamente in quella direzione: rafforzare l’identità, non snaturarla. Far lavorare chi è già sul territorio. Riattivare la piazza senza stravolgerla.
La partenza ad aprile non è casuale perché premia la stagione giusta, i flussi in crescita, tempo per consolidare prima dell’estate.
Se funziona, e le premesse ci sono tutte, il risultato sarà misurabile, ovvero più presenza, più continuità, più senso di appartenenza.
Una politica urbana che non fa rumore, ma fa effetto. E a Borgo Maggiore, oggi, è esattamente quello che serviva.












