Cronaca. Rimini, droga in casa e tentativo del padre di scagionare il figlio: il giudice non convalida l’arresto del 19enne

Si è conclusa con l’immediata remissione in libertà la vicenda giudiziaria che ha coinvolto uno studente riminese di 19 anni, finito al centro di un’operazione antidroga condotta dalla Polizia Locale. Nonostante il ritrovamento di sostanze stupefacenti nell’abitazione e un tentativo del genitore di assumersi la responsabilità dell’accaduto, il Tribunale non ha convalidato l’arresto per mancanza dei requisiti di legge.

L’intervento della Squadra Giudiziaria è scattato nella zona di via Covignano, in esecuzione di un mandato di perquisizione. All’arrivo degli agenti, il padre del giovane ha collaborato indicando uno studio dove, all’interno di un mobile, erano conservati alcuni vasetti di vetro contenenti complessivamente 35 grammi di hashish e una dose di sostanza sintetica ad alto contenuto di principio attivo. Ispezionando la camera da letto del ragazzo, gli operatori hanno inoltre rinvenuto tutto il materiale necessario per il confezionamento delle dosi.

Nel tentativo di proteggere il 19enne, il genitore ha dichiarato agli investigatori che la droga fosse di sua proprietà. Una versione che non ha trovato credito presso gli agenti, i quali disponevano già di informazioni confidenziali relative a una presunta attività di spaccio gestita dallo studente e rivolta anche a clienti minorenni. L’uomo è stato accompagnato al comando di via della Gazzella dove, avvalendosi della facoltà di non rispondere, ha cercato di avvertire il familiare. Il giovane, che in quel momento non si trovava a scuola, ha raggiunto gli uffici circa trenta minuti dopo.

Considerato l’effettivo detentore dello stupefacente, il ragazzo è stato dichiarato in arresto e ha trascorso la notte in camera di sicurezza. Tuttavia, nel corso del processo per direttissima svoltosi ieri, il giudice non ha convalidato il provvedimento restrittivo, rilevando l’assenza della flagranza di reato. Il 19enne è stato quindi liberato senza alcuna misura cautelare. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Matteo Morri, ha richiesto i termini a difesa e il procedimento per detenzione ai fini di spaccio è stato aggiornato al prossimo febbraio. Nessuna conseguenza penale è stata disposta per il padre in relazione al tentativo di autocalunnia.