San Marino, Babbo Natale è diventato un agente di Hamas? Tra finti “buoni samaritani” e vere bombe: il risveglio amaro dei “buonisti” di Stato… – di Enrico Lazzari

Gentili residenti della Rupe, mettetevi comodi e sorseggiate l’ultimo amaro delle feste, perché la realtà ha deciso di bussare al vostro portone senza chiedere il permesso… E non ha l’aspetto di un pastorello del presepe. Mentre i vostri Segretari di Stato si lucidavano l’aureola a Palazzo, celebrando quel capolavoro di ingenuità del Decreto 154, l’Italia – quella “cugina” che guardate sempre con un pizzico di sufficienza – vi ha appena inviato una lezione di geopolitica applicata che dovrebbe farvi andare il panettone di traverso.

Sia chiaro: non è una questione di soldi e non è una questione di cuore. Curare un bambino ferito, accogliere chi scappa dall’inferno per rimetterlo in sesto e poi, a guarigione avvenuta, riaccompagnarlo verso la sua terra è un atto di civiltà che onora la vostra storia millenaria. Se San Marino volesse farsi ospedale del mondo, sarei il primo ad applaudire. Ma qui, signori miei, la carità cristiana è stata usata come lubrificante per far passare un’operazione di immigrazione perenne che puzza di dilettantismo lontano un miglio.

Mentre voi distribuite SMAC card e garantite posti di lavoro a trenta profughi (che domani, per la magica legge dei ricongiungimenti, diventeranno una piccola enclave), la Procura di Genova ha appena scoperchiato il vaso di Pandora. Hanno arrestato Mohammad Hannoun, l’uomo che per anni ha recitato la parte del “santo della solidarietà palestinese”. Risultato? Secondo gli inquirenti, era il terminale di una rete che dirottava milioni di euro della beneficenza “umanitaria” direttamente nelle casse di Hamas per premiare le famiglie degli attentatori suicidi.

Capite il paradosso? Da una parte c’è chi usa la “faccia pulita” del soccorso per foraggiare il terrore; dall’altra c’è la politica sammarinese che, con la stessa cautela di un bambino che gioca con i fiammiferi sotto le tende di casa, decide di saltare a piè pari ogni controllo serio. Perché quel famoso “Articolo 4” del vostro decreto è un invito a nozze per chiunque voglia nascondersi tra le pieghe del vostro buonismo da salotto. State trasformando il Titano in una sorta di “area relax” per chi arriva da Gaza, senza filtri, senza intelligence, solo con la benedizione di un governo che – sembrerebbe – ha una fame atavica di sentirsi importante, anche a costo di fare il palo involontario a chi odia l’Occidente.

Non confondiamo il medico con l’albergatore. Un conto è medicare le piaghe, un altro è dare le chiavi della dispensa e un vitalizio a chi non sapete nemmeno chi sia veramente. Se il presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia – uno che stringeva mani istituzionali – era in realtà un “bancomat” di Hamas (lo confermerà o meno un tribunale), chi vi garantisce che nel vostro pacchetto-vacanze perenne e “tutto incluso” (anche il posto di lavoro) non si sia infiltrato qualcuno con ordini diversi dal fare il commesso o l’operaio?

State passando – a mio parere – dal soccorso umanitario alla logistica dell’incoscienza. Avete aperto una porta che non saprete come chiudere, convinti che la vostra neutralità sia uno scudo spaziale contro il fanatismo. Ma il terrorismo non rispetta i confini di Stato, specialmente quelli che si possono scavalcare con una pacca sulla spalla e una promessa di residenza eterna.

Cari inquilini del Palazzo e consiglieri, smettetela di giocare ai missionari con la sicurezza dei vostri cittadini. L’umanità è una cosa seria, la sicurezza nazionale pure. Confonderle è il primo passo verso un risveglio che non avrà nulla di festivo. Se volete salvare il mondo, trasformate il Monte in un ospedale d’eccellenza, ma non fatene il “buco della serratura” per un’immigrazione incontrollata che rischia di portarvi in casa gli spettri che l’Italia sta faticosamente cercando di cacciare… Senza riuscirci mai appieno.

Il Natale è finito, ma ho l’impressione che il regalo più amaro dobbiate ancora scartarlo. E non sarà colpa del destino, ma della vostra fretta di sentirvi “buoni” senza preoccuparvi di restare “sicuri”.

Enrico Lazzari

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