È un attacco frontale quello sferrato dal Comitato Civico per la Cittadinanza contro la riforma delle naturalizzazioni attualmente in discussione sul Titano. In un comunicato diffuso nei giorni scorsi, l’organismo civico denuncia senza mezzi termini i rischi legati al nuovo progetto di legge presentato dal Segretario agli Interni, Andrea Belluzzi, lo scorso 10 dicembre. Al centro della contestazione c’è il timore che l’introduzione indiscriminata della doppia cittadinanza possa alterare irreversibilmente gli equilibri demografici ed elettorali della piccola Repubblica, creando una frattura sociale e lasciando i sammarinesi “monocittadini” privi di una reale rappresentanza politica.
Il cuore della polemica riguarda la direzione presa dalla maggioranza di governo che, secondo il Comitato, avrebbe ormai raggiunto un’intesa per superare i vincoli della legge n.114 del 2000. “L’attuale progetto di legge stabilisce per i naturalizzati il pieno regime di doppie e plurime cittadinanze qualora un residente stabile richieda la cittadinanza sammarinese”, spiega la nota del Comitato, sottolineando con preoccupazione un dettaglio simbolico ma sostanziale: “lo stesso progetto legislativo elimina per il naturalizzato anche la procedura del giuramento di fedeltà alla Repubblica”.
Lo scenario dipinto dal gruppo civico è quello di una perdita di sovranità sostanziale, dovuta alle peculiarità demografiche del Titano. Se la riforma passasse, avvertono, “la Repubblica verrà annoverata tra gli Stati che accettano la doppia o plurima cittadinanza con un effetto unico al mondo”. Il ragionamento è aritmetico e politico: “San Marino è uno Stato piccolo, ha una popolazione di qualche migliaio di cittadini e di residenti che, grazie alla doppia e plurima cittadinanza, ha ed avrà la maggioranza dei cittadini e degli elettori che appartengono ad un altro Stato, nello specifico allo Stato italiano”.
Per rendere l’idea della gravità della situazione, il Comitato ricorre a un paragone internazionale: “Se in Francia ci fosse il pericolo di una situazione demografica simile, se, ad esempio, i possessori di doppia cittadinanza, franco-algerina, si prevede possano diventare nucleo di cittadini ed elettori maggioritari in seno alla popolazione francese, le forze politiche si preoccuperebbero e ricercherebbero dei controbilanciamenti”. Sul Titano, invece, si registrerebbe “nessuna preoccupazione tra le forze politiche, anzi proclami di entusiasmo”, un atteggiamento bollato come “grave irresponsabilità” dettata dalla caccia al consenso. “Abbiamo preso atto che i soli fini perseguiti dall’attuale maggioranza sono il consenso ed i voti”, accusano gli attivisti.
L’analisi si sposta poi sul piano sociale, dove si starebbe consumando una divisione interna. “Le recenti decisioni sulle doppie cittadinanze hanno già prodotto un ulteriore effetto deleterio: una profonda frattura nella comunità sammarinese: da una parte i cittadini con una sola cittadinanza, dall’altra i residenti e naturalizzati con doppie e plurime cittadinanze”. Una spaccatura che avrebbe lasciato i primi politicamente orfani: “Quanto finora accaduto ha reso esplicito e trasparente che il gruppo minoritario dei cittadini, quelli con una sola cittadinanza, non ha rappresentanza politica e partitica”.
Nonostante il disinteresse riscontrato nella maggior parte dell’arco parlamentare – con uniche parziali aperture da parte di Alleanza Riformista e Repubblica Futura, mentre figure storiche come Fernando Bindi o l’avvocato Luigi Lonfernini sarebbero rimaste inascoltate – il Comitato ha formalizzato una serie di richieste precise, già depositate in Commissione a inizio dicembre.
Le proposte, definite nel “documento n. 2”, mirano a introdurre correttivi urgenti. Per i cittadini residenti all’estero, si chiede di “definire il numero delle generazioni alle quali dovrebbe essere garantita la trasmissibilità della cittadinanza per ius sanguinis”. Sul fronte elettorale, la richiesta è perentoria: “Per i titolari di doppia o plurima cittadinanza si richiedono norme che fissano il divieto assoluto di doppio voto e di doppia candidatura”, oltre a specifiche incompatibilità per le cariche apicali dello Stato. Infine, per i residenti che chiedono la naturalizzazione, il Comitato esige di “conservare l’attuale regolamentazione di mantenere l’obbligo della rinuncia alle altre cittadinanze”, difendendo una consuetudine che dura da oltre 1700 anni.
La nota si chiude con una riflessione amara sulla politica estera sammarinese. Secondo il Comitato, si è passati dalla “forte affermazione dell’identità nazionale”, culminata negli accordi del 1971 tra Federico Bigi e Aldo Moro, a una “ibrida situazione attuale”, caratterizzata da una “debole affermazione dei pilastri dell’identità e sovranità statuale”. Un indebolimento che preoccupa soprattutto alla luce del percorso di Associazione all’Unione Europea. “Cittadini, siate vigili con noi”, è l’appello finale lanciato in vista delle prossime scadenze elettorali.












