Taiwan, cresce la tensione. Pechino avvia manovre con munizioni vere: l’isola circondata da caccia e navi da guerra

Nuova impennata della tensione nello scacchiere asiatico. Il governo cinese ha dato ufficialmente il via a una serie di imponenti esercitazioni militari attorno all’isola di Taiwan, impiegando armamenti pesanti e fuoco vivo. L’operazione, definita da Pechino come un test fondamentale per verificare la “prontezza al combattimento”, è stata presentata come un monito diretto contro qualsiasi tentativo di indipendenza, scatenando l’immediata reazione di condanna da parte di Taipei che denuncia un atto di “intimidazione militare”.

Secondo quanto riferito dal Comando del teatro orientale dell’Esercito popolare di liberazione, il dispiegamento di forze è massiccio. Nelle acque e nei cieli attorno all’isola sono stati mobilitati cacciatorpediniere, fregate, caccia da combattimento, bombardieri e droni. Le manovre, battezzate con il nome in codice “Just Mission 2025” (Missione Giustizia 2025), prevedono l’utilizzo di munizioni reali contro bersagli marittimi situati specificamente a nord e a sud-ovest del territorio taiwanese.

La strategia di Pechino prevede un accerchiamento virtuale diviso in cinque blocchi operativi: lo Stretto di Taiwan, e le aree a nord, sud-ovest, sud-est ed est dell’isola. Una mossa che le autorità di Taipei leggono come una minaccia diretta alla stabilità regionale.

Questa escalation si inserisce in un quadro di pressione militare costante che la Cina ha intensificato a partire dal 2022, in seguito alla visita dell’allora speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi. Da quel momento, le simulazioni di blocco e le incursioni nelle zone di identificazione aerea sono divenute sempre più frequenti, segnando un progressivo deterioramento dei rapporti diplomatici e un innalzamento del livello di allerta.