San Marino, caso dott. Camillieri: domani raccolta firme in ospedale. Il medico su Facebook rompe il silenzio: “Mi offrono la metà per il doppio del lavoro”

La protesta corre sui social e si prepara a scendere in strada, mentre il protagonista della vicenda decide di togliere il velo di diplomazia e raccontare la sua verità, cifre alla mano. Il caso dell’addio dell’ortopedico Gianluca Camillieri scuote la sanità sammarinese e mobilita la cittadinanza: per la mattinata di domani, martedì 30 dicembre, è stata indetta una raccolta firme spontanea davanti all’ingresso dell’Ospedale di Stato. Dalle 8.00 alle 10.30, su iniziativa della cittadina Gina D’Anselmo, i sammarinesi chiederanno a gran voce di trattenere il professionista. Ma a giudicare dalle parole durissime affidate dal medico a un lungo sfogo pubblico, i margini per ricucire sembrano inesistenti, affossati da una proposta contrattuale definita insostenibile.

Dopo la cena di commiato e i primi saluti, Camillieri è intervenuto personalmente nel dibattito social per chiarire le dinamiche che lo hanno spinto all’uscita. Nessuna scelta di vita, ma una costrizione economica e professionale, ha spiegato in un post ora – pare – cancellato. “Mi sento di intervenire per chiarire la mia posizione”, esordisce il chirurgo, svelando i dettagli economici del suo rapporto con l’ISS. “Avevo un contratto da consulente per la chirurgia del ginocchio a 60 ore mensili per un lordo di 5.000 euro al mese, circa 3.990 euro netti”. Una cifra a fronte della quale, spiega, ha sempre garantito molte ore in più non retribuite per smaltire le liste d’attesa.

Il punto di rottura è arrivato con la proposta di rinnovo presentata lo scorso 23 dicembre 2025. “Mi è stato offerto un contratto a 3.700 euro lordi circa, 2.800 netti circa”, rivela Camillieri. Una decurtazione drastica, aggravata dalle nuove richieste operative: “30 ore settimanali per fare una seduta operatoria lunga in più a settimana, anche per coprire la chirurgia della spalla e l’anca mini-invasiva”, dato che anche il collega Fabrizio Campi non sarà più consulente. La sintesi del medico è amara: “Fare più del doppio delle ore mensili per prendere poco più della metà di prima”.

Camillieri fa i conti in tasca alla sua vita da pendolare: “Capite che circa 1.600 euro se ne vanno per affitto casa, vitto, treni, automobile. Ho 4 figli, un mutuo da pagare”. Di qui la decisione inevitabile: “A queste condizioni, io personalmente non riesco a continuare”.

Ma l’affondo del medico non si limita all’aspetto salariale e scoperchia un vaso di Pandora fatto di tensioni interne e disparità di trattamento. Nel suo j’accuse, Camillieri punta il dito contro la gestione delle risorse, mettendo a confronto il suo trattamento con quello riservato ad altre figure apicali, citando un “professore bolognese” a cui “i sammarinesi hanno pagato circa 12-14 mila euro al mese per fare dai 4 ai 6 interventi al mese e due mezzi ambulatori”, contro i suoi “25-30 interventi al mese”. Non manca una stoccata tecnica sulla chirurgia dell’anca: “Documenta che fa un accesso mini invasivo ma staccando il medio gluteo (…) e lasciando una cicatrice ben oltre i sei-otto centimetri non è una tecnica mini-invasiva”.

Il chirurgo descrive un clima ostile, in cui “era evidente che dessi fastidio a qualcuno”. Ricorda come il rinnovo dello scorso anno fosse arrivato solo per sei mesi grazie alla solidarietà dei pazienti e all’intervento della politica, citando Sergio Rabini come “unico sammarinese del CE che mi ha difeso fino all’ultimo pagandone anche le conseguenze”. Secondo Camillieri, si è creata una situazione paradossale: “I sammarinesi volevano che restassi mentre gli italiani che ricoprivano, ed alcuni ricoprono ancora, ruoli di direttori, volevano eliminarmi”.

Domani mattina, dunque, i cittadini proveranno l’ultima carta con la petizione in ospedale. Resta però l’amarezza di un professionista che si dice innamorato della Repubblica (“In Repubblica ci sto bene, il personale è preparatissimo”), ma costretto a fare le valigie di fronte a quella che descrive come una mancanza di valorizzazione e rispetto professionale. “L’arroganza paga”, conclude amaramente il medico, lasciando alla politica e ai vertici ISS l’onere della replica.

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