Mentre il conflitto si avvia verso il suo quarto anno, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky traccia la rotta per i mesi a venire, indicando nel sostegno degli Stati Uniti l’elemento imprescindibile per le sorti di Kiev. In una serie di dichiarazioni rilasciate nella giornata di oggi, il leader ucraino ha ribadito che l’Ucraina non può prevalere senza l’appoggio di Washington, dicendosi convinto che Donald Trump stia lavorando concretamente a un accordo diplomatico. Nonostante l’apertura al dialogo mediato dagli americani, Zelensky ha espresso totale sfiducia nei confronti di Vladimir Putin, sostenendo che il capo del Cremlino non abbia alcuna reale intenzione di cercare la pace e che solo una forte pressione fatta di sanzioni possa sbloccare lo stallo.
La novità politica più rilevante riguarda il futuro delle regioni orientali. Zelensky ha mostrato disponibilità verso un compromesso per il Donbass, pur chiarendo che l’Ucraina non intende abbandonare le oblast di Donetsk e Lugansk né i 300mila cittadini che vi risiedono. La proposta avanzata prevede la creazione di una “zona economica speciale”: una soluzione pragmatica che richiederebbe, secondo il piano di Kiev, un arretramento speculare delle forze militari di entrambi gli schieramenti per alcuni chilometri, istituendo un’area governata da regole specifiche che tengano conto sia del diritto internazionale che della realtà sul terreno.
Il clima resta comunque incandescente, complice il rimpallo di accuse su un presunto attacco contro una residenza di Putin. Zelensky ha liquidato le notizie relative a un raid effettuato con 91 droni come classiche menzogne della propaganda russa. Di tenore opposto la reazione di Mosca: riferendosi ai fatti di ieri, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che l’episodio avrà conseguenze diplomatiche pesanti, portando a un irrigidimento della posizione negoziale russa, e ha preannunciato una risposta militare nei tempi e nei modi che verranno decisi dai vertici dell’esercito.
Guardando all’orizzonte temporale del conflitto, il presidente ucraino ha ipotizzato che la guerra possa concludersi nel 2026. L’ottimismo si basa su un’analisi dei dati relativi alla mobilitazione russa: secondo Zelensky, per la prima volta l’esercito di Mosca ha smesso di crescere numericamente, con un tasso di perdite che ormai eguaglia quello dei nuovi arruolamenti mensili. Sul campo, tuttavia, le armi non tacciono: nella notte appena trascorsa si sono registrate esplosioni a Odessa e a Zaporizhzhia, dove un impianto industriale ha subito danni, confermando che la via per il cessate il fuoco è ancora lunga e accidentata.











