Cronaca. Delitto di Garlasco, diciotto anni dopo: nuove speranze dalle analisi sui gioielli di Chiara Poggi

A quasi due decenni di distanza da quel tragico 13 agosto 2007, il caso dell’omicidio di Garlasco torna al centro del dibattito mediatico e investigativo. La trasmissione “Zona Bianca” ha riacceso i riflettori sui reperti legati a Chiara Poggi, in particolare sui monili che la giovane indossava al momento della morte, aprendo nuovi scenari grazie all’evoluzione delle tecnologie forensi.

La famiglia Poggi, supportata dai consulenti dei propri legali, sta spingendo per ottenere nuove analisi su questi oggetti. Si tratta di una catenina, quattro braccialetti, un orologio portato al polso sinistro, orecchini di perle e una cavigliera. Questi effetti personali, restituiti ai genitori dopo il delitto, sono stati conservati con cura tra le mura domestiche, una circostanza che ha interrotto la formale catena di custodia giudiziaria, come confermato dal consulente della famiglia, Dario Redaelli.

Nonostante questo potenziale ostacolo procedurale, gli esperti ritengono che i gioielli possano ancora fornire risposte cruciali. Il genetista Matteo Fabbri ha spiegato che la chiave potrebbe risiedere negli eluiti di DNA estratti all’epoca dai Ris di Parma. Secondo quanto rilevato nelle relazioni tecniche, questi campioni biologici sarebbero stati conservati e non utilizzati interamente, rendendoli di fatto ancora disponibili per essere analizzati con le metodologie odierne, ben più sensibili rispetto a quelle di diciotto anni fa.

L’attenzione si concentra anche sulla cosiddetta “impronta 33”. Anche in questo caso, Fabbri ha sottolineato l’esistenza di un volume diluito del campione ancora disponibile. L’applicazione delle moderne tecniche di purificazione potrebbe permettere di estrarre un profilo genetico utile, offrendo una nuova possibilità di fare chiarezza su uno dei casi di cronaca nera più complessi degli ultimi decenni.