A Capodanno un grandioso spettacolo pirotecnico per alimentare l’indipendenza e la sovranità di San Marino

La controversa e unilaterale violazione italiana della Convenzione di buon vicinato, alimentata dai “rosicamenti” di sindaci romagnoli e telesindaci marchigiani e concretizzata con l’inserimento di San Marino fra i paesi dell’elenco-C della Farnesina, impone un impeto di dignità al governo sammarinese fino ad ora capace di ottenere nella lotta alla diffusione dei contagi gli stessi risultati italiani senza limitare drasticamente le libertà degli individui e limitando al minimo i disagi per le categorie economiche.

Enrico Lazzari

La Repubblica di San Marino è, da oggi al prossimo 6 gennaio, nel cosiddetto “elenco C” della Farnesina. Ciò significa che chiunque, italiano o sammarinese, rientri in Italia avendo soggiornato o avendo transitato sul Titano dovrà presentare alle autorità sanitarie italiane un tampone molecolare o antigenico negativo al Covid-19 ed eseguito nelle 48 ore precedenti il varco del confine di Stato. In assenza di tampone negativo dovrà avvisare le stesse autorità e porsi in quarantena fiduciaria.
Non cambia nulla, invece, per l’accesso di italiani o il rientro in Repubblica di sammarinesi. Infatti, la controversa misura voluta dal Ministro della Sanità, Roberto Speranza, e avallata dal Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è un atto unilaterale italiano che ha effetto unicamente in Italia.

Anche questa norma ha tante deroghe ed eccezioni, ad esempio la non applicazione della stessa ai lavoratori frontalieri, che come tradizione di questo Esecutivo romano appaiono spesso incomprensibili, inapplicabili o addirittura insensate vista la loro finalità. Ma tant’è…

Può, è lecito chiedersi oggi, un sammarinese andare a Rimini per, ad esempio, far visita a parenti o amici senza dover esibire l’esito negativo di un tampone eseguito nelle 48 ore precedenti? All’apparenza no… Nel concreto forse sì. Fra le eccezioni applicate all’ingresso in Italia dai paesi dell’elenco C, difatti, c’è una norma che definisce eccezione e quindi non applica gli obblighi di tampone o quarantena “a chiunque (indipendentemente dalla nazionalità) transita, con mezzo privato, nel territorio italiano per un periodo non superiore a 36 ore”. Che significa “transitare”? Entrare e riuscire dallo stesso accesso è un “transito”? All’apparenza sì…

Quel che appare certo, invece, è che nessun italiano salito sul Titano per un pranzo o per un giretto al Natale delle Meraviglie potrà esimersi, al rientro in Italia, dal produrre un tampone negativo recente o rinchiudersi in quarantena.

Nessun problema, invece, per i sammarinesi che prima della mezzanotte di ieri si sono recati in Italia in una seconda casa: se rientreranno in Repubblica, però, non potranno ritornare stabilmente in Italia senza tampone o quarantena.

L’effetto dell’introduzione unilaterale italiana di San Marino nell’elenco C, con Romania, Bulgaria ecc., è quindi quello di impedire a chi risiede in Italia di salire sul Titano per un aperitivo serale, una cena o un pranzo e così via.

Ma è lecita, legittima, conforme ai trattati di buon vicinato l’adozione di una misura simile, motivata con la necessità di contrastare la diffusione in Italia del Coronavirus, ma nel concreto assolutamente insensata visto che la Repubblica di San Marino, come l’Italia, ha oggi un numero di guariti superiore al numero dei nuovi contagiati e quindi una curva epidemiologica in forte discesa? E’ necessaria visto che sul Titano si rispettano più che in Italia le disposizioni di distanziamento sia nei locali pubblici che in strade e piazze? No. Nella lotta alla diffusione del Covid la misura volute dai ministri Speranza e Di Maio sono totalmente insensate e, perdipiù, vista la stessa inutilità e insensatezza, presumibilmente in violazione degli art.4 e 55 della Convenzione di Amicizia e di buon vicinato” vigente fra i due Stati.

Ma perchè, allora, l’Italia ha adottato questa penalizzante misura verso San Marino? Non certo per legittime o reali esigenze sanitarie visto che la presenza del Titano nell’elenco C è limitata al periodo delle festività natalizie e fin da ora -unica fra tutti gli stati presenti negli elenchi a tempo indeterminato- è disposto che il 7 gennaio prossimo tornerà nell’elenco A in cui era fino a ieri. Come fanno Speranza e Di Maio a sapere già oggi che il Titano rappresenta oggi una minaccia sanitaria per l’Italia ma non la rappresenterà più fra poco più di una decina di giorni? Non possono saperlo. Quindi il fine della decisione italiana non può essere sanitario.

Per svelare l’arcano, dunque, si deve ricorrere alla logica e ai fatti delle ultime settimane quando la Repubblica di San Marino non ha ceduto alle pressioni italiane di sindaci romagnoli, tele-sindaci pesaresi e tele-virologi scagliatisi contro il governo sammarinese colpevole di non aver copiato i Dpcm italiani… Telesindaci e televirologi, evidentemente, oggi frustrati dalla mancata strage sammarinese dovuta alla non chiusura di ristoranti, pub e bar. Del resto, la curva epidemiologica sammarinese, con tutto aperto, ricalca pressochè perfettamente quella italiana del tutto chiuso, a conferma del fatto che la seconda ondata non è assolutamente conseguenza dell’allentamento estivo o della movida (la curva del contagio si sarebbe alzata in settembre non dopo la metà di ottobre) ma di scuola e appesantimento del trasporto pubblico con gli studenti. Non serve laurea in virologia ma basta un 5- in matematica alle medie per capirlo analizzando i numeri e i grafici ufficiali.

La politica italiana, però, specie dopo le decine e decine di migliaia di insulti che gli italiani rivolgono attraverso i social ai membri di governo dopo il decreto legge natalizio, non può permettersi una seconda “non strage” in casa, in una piccola fetta di territorio che vede tutte le attività ricreative e commerciali, compreso il cenone di Capodanno, aperte. Ciò renderebbe evidente la stupidità del lockdown natalizio italiano, peraltro attuato con la curva dei contagi in calo e le terapie intensive in forte alleggerimento.

Quindi, fallito il tentativo diplomatico, fallito il possibile ricatto l’Italia ha mostrato i muscoli e disposto a modo suo, in violazione di due articoli della convenzione di buon vicinato, la chiusura di tutte attività ricreative o commerciali sammarinesi ai cittadini italiani, anche nel circondario sammarinese, quindi, costretti ad un regime che in tanti definiscono di arresti domiciliari.

Ora, il governo sammarinese abbia un forte impeto di dignità a tutela dell’indipendenza sammarinese: continui sulla sua linea che, fino ad ora, ha dato risultati non certo peggiori del primo lockdown colorato italiano. Guai, oggi, a limitare le libertà dei sammarinesi, perchè ciò significherebbe chinare di 90 gradi, davanti alle pressioni e agli atti (all’apparenza illegittimi) italiani, l’intera Repubblica di San Marino con la sua popolazione.

Si badi al concreto e si tutelino al massimo le libertà personali e le attività economiche, magari rafforzando per le feste natalizie le forze preposte al controllo del distanziamento e delle norme anti-contagio, da sole, se rispettate, come dimostrato fino ad oggi, sufficienti a ottenere risultati simili al lockdown in termini di contenimento dei contagi. Del resto, per fare un esempio, è innegabile che sia più sicuro avere gente nei locali pubblici dove è possibile controllare piuttosto che in case private dove nessuno è in grado di controllare e imporre il rispetto delle norme.
Sarà un Capodanno tutto sammarinese, senza italiani… Ma sarà un Capodanno sia per i cittadini che per i gestori di attività economiche.
Anzi, tutta Italia lo sappia. Tutta Italia sappia che San Marino è uno Stato sovrano che merita rispetto e indipendenza e che contiene il contagio del coronavirus in maniera più efficace e sensata della vicina Italia e di tanti altri grandi stati.

Si festeggi il Capodanno e, a mezzanotte in punto, dal punto più alto del monte Titano, si insceni -come suggeriva via social il direttore di Giornale.sm, Marco Severini, un grandioso spettacolo pirotecnico, che si possa vedere fin dalle coste Croate. Che tutti sappiano che San Marino non è la più antica Terra della Libertà solo nel nome. E che tutti i telesindaci pesaresi “rosichino”, seppelliti da insulti e critiche dei loro elettori…

Si pensi, inoltre, a ritorsioni e proteste diplomatiche. Quale norma vieta, ad esempio, alle autorità sammarinesi di identificare -magari nell’orario di uscita dal lavoro- tutti coloro che con targa non sammarinese escono dal territorio sammarinese? Vanno controllate 5mila persone? Ci vorrà qualche ora… Pazienteranno e, purtroppo per loro, ceneranno alle 23. Ma è un sacrificio tollerabile visto che alla base dell’iniziativa -come per quella unilaterale italiana che compromette la libertà di spostamento fra i due stati- non ci sarebbe una ritorsione ma una esigenza di garantire sicurezza sul Titano acquisendo i nomi di tutti coloro che transitano in Repubblica… Si potrebbe fare tutti i giorni lavorativi, fino al prossimo sei gennaio…

Enrico Lazzari