Un rito doroteo. Una liturgia barocca e “molto democristiana”, da prima repubblica italiana di andreottiana memoria. Così si può definire l’invenzione del tavolo sulla spending review promosso dal governo. Spending review una parola che oggi va molto di moda, ma non vuol dire altro che revisione della spesa, tagliare le spese dello stato. Il governo di San Marino uscito vincitore alle elezioni dello scorso novembre con una robusta maggioranza, aveva due possibili strade da scegliere per risanare il buco di bilancio: a) prendere il toro per le corna come hanno fatto i governi di Spagna, Grecia e Irlanda e quindi cominciare a tagliare di brutto; b) avere un approccio più soft, alla Monti per intenderci, fatto di molte tasse e la nomina di un supermanager come Enrico Bondi per effettuare i tagli della spending review. Il governo ha scelto la seconda strada.
Ma dov’è un Enrico Bondi a San Marino? Chi ha il suo pedigree professionale fatto di risanamenti delle maggiori industrie italiane, da Parmalat alla Montedison passando per Telecom…ecc? Avere una laurea in tasca non significa essere manager. Il paradosso poi è che Bondi in Italia non è riuscito a tagliare un emerito fico secco. Succederà anche a San Marino? Ho il sospetto di sì. Se il governo di Bene Comune pensa che il tavolo sulla spending review si trasformi in una sorta di parafulmine (nei confronti degli strali della popolazione), nel caldeggiare misure e tagli impopolari al posto del Segretario alle Finanze, ho l’impressione che si sbagli di grosso.
Scommetto che non succederà nulla di tutto questo anzi, avremo perso altri sei mesi fondamentali per le sorti del paese e avremo speso altri inutili soldi pubblici (3 mila euro al mese x commissario). Ma il governo non aveva detto in campagna elettorale che in sei mesi avrebbe risolto tutto? Con l’istituzione del tavolo sulla spending review l’Esecutivo ha abdicato al proprio ruolo. Cosa credeva il Segretario Felici che reggere il dicastero alle finanze, in un momento come questo, fosse stato una passeggiata? Ma i nostri navigati politici che siedono in Consiglio da decenni non conoscono la macchina pubblica? Non hanno fatto l’anno scorso la riforma della pubblica amministrazione?
E a cosa servono i vari Direttori dell’ISS o delle Aziende Autonome se non per effettuare risparmi? Chi meglio di loro poteva suggerire come economizzare la spesa pubblica? Prevedo che il tavolo sulla spending review si risolverà in un bluff! Così come un bluff si sta rivelando il progetto di legge sulla patrimoniale. Doveva infatti colpire i grandi patrimoni immobiliari invece si sta palesando come una tassa sulla prima casa (con esenzione di quelle sotto i 90 mq). Ma quanti proprietari di case a San Marino sono sotto i 90 mq? Pochissimi! Insomma trattasi di un’IMU bella e buona, alla faccia dei compagni “de sinistra”. Ma non lo sa il governo che la prima casa è sacra e non si tocca?
La Democrazia Cristiana che aveva “cambiato cavallo”, passando da un’alleanza con i socialisti ad una con il psd – per rafforzare la rappresentanza popolare avendo così le spalle più larghe per fronteggiare una probabile protesta popolare in vista dei provvedimenti impopolari che il governo, giocoforza e obtorto collo, sarà costretto a prendere – sembra avere sbagliato i suoi conti. Il ritardo nel varo della patrimoniale –a naso – sembra dovuto a contrasti interni nella maggioranza soprattutto con la parte comunista del psd.
Più in generale mi sembra che non vi sia consapevolezza nella compagine parlamentare del governo circa la durezza dei provvedimenti che l’Esecutivo sarà chiamato a prendere nel futuro. Essere impopolari per non risultare antipopolari, diceva un famoso politico italiano. Forza Segretario Felici, prenda il coraggio a due mani e getti il cuore oltre l’ostacolo, non aspetti che altri le tolgano le castagne dal fuoco. Tocca a lei.
Leonardo Raschi
Liberal Sammarinesi