Accade spesso di incontrare persone il cui giudizio sulla realtà, sulla società e sulla storia aiuta a comprendere meglio la situazione. E quando suggeriscono, al di là dell’analisi, un «che fare?» sono persone preziose.
Mi è accaduto in questi giorni di partecipare a un convegno sui trent’anni dalla pubblicazione della Evangelium Vitae di s. Giovanni Paolo II. Oltre alla mia introduzione su questo splendido documento, di cui si sente ancora il bisogno, e a relazioni di notevole spessore, ho avuto modo di incontrare Maurizio Milano, un acuto economista, di cui ho letto, appassionato dalla sua riflessione, il bel libro «Il pifferaio di Davos», di cui riporto in sintesi il contenuto: «Il World Economic Forum [WEF] di Davos è una community caratterizzata dalla cooperazione ai massimi livelli tra colossi industriali e finanziari, importanti leader politici mondiali, realtà sovranazionali, banche centrali, primarie fondazioni, accademie, media e influencer globali. L’obiettivo è superare un modello economico in parte ancora fondato sulla libertà economica della piccola e media impresa privata e su basi prevalentemente nazionali, giudicato non più sostenibile, per definire una governance politica ed economica sovranazionale, basata sulla pianificazione e sul controllo.
Siamo immersi da alcuni anni in una Grande Narrazione, che alimenta la percezione di crisi ed emergenze continue: dalla pandemia sanitaria alla “pandemia” climatica, dalla crisi energetica a crescenti tensioni geopolitiche. La narrazione di crisi esistenziali, e senza precedenti nella storia umana, è funzionale a rendere accettabili gli enormi sacrifici in termini di privacy, proprietà privata e libertà richiesti dall’iniziativa di Davos: la paura consente il controllo.L’agenda riguarda ogni aspetto della vita dell’uomo: dagli investimenti all’energia, dalle automobili all’organizzazione urbana, dalle abitazioni all’alimentazione, dai consumi al denaro, dall’identità alla sanità, dalla famiglia alla vita sociale. Un Grande Reset, che muove dall’ideologia climatista e dalla digitalizzazione per coinvolgere non solamente le molteplici attività umane ma addirittura tutto l’uomo, aprendo a prospettive transumane per ricreare da zero un mondo nuovo, sostenibile, inclusivo e resiliente. L’accettazione obbediente di draconiane e spesso irrazionali misure di confinamento, controllo e limitazione dei diritti più elementari durante la gestione politica della recente emergenza sanitaria ha dimostrato che con una narrazione adeguata si può facilmente modificare il comportamento umano dei più. L’epidemia CoViD-19, non a caso, è stata fin da subito considerata dal WEF una grande opportunità da cogliere, e da cogliere in fretta.
Urge una contro-narrazione per rompere l’incantesimo, mostrare che il Re è nudo e scendere finalmente dalla Montagna Incantata di Davos. Per un salutare ritorno al reale, prima che il reale ci presenti il conto.»
Capita a volte di ascoltare ragionamenti che sembrano allinearsi con questa lettura della realtà, accettandone il progetto. E sembra che a questa situazione non ci sia alternativa possibile. Già, non siamo più nel Medioevo e dobbiamo accettare quello che accade, pena la condanna a «ultima ruota del carro» che sembra essere l’accusa più prepotente da parte di chi considera il «progresso» un cammino inarrestabile. Da «Ce lo chiede la storia» a «Ce lo chiederà l’Europa», cancellando pure quello che è la nostra fiera identità. Lo abbiamo già fatto con l’aborto come diritto, con la cancellazione della famiglia naturale in nome delle «famiglie», potrà accadere con l’accettazione di eutanasia e suicidio assistito…
C’è chi cerca di suggerire piste di lavoro alternativo, indicando un cammino da protagonisti capaci di conservare ciò che abbiamo di prezioso, e che va ogni giorno salvato e ricostruito. Goethe diceva: “Quello che erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”.
Così mi pare che questi suggerimenti di Maurizio Milano possano essere di aiuto in questi tempi difficili, e – non dimentichiamo che questo Anno Giubilare ha come motto Pellegrini di speranza – aprirci a una concreta esperienza di bene. Se possiamo iniziare una «nuova narrazione» possiamo anche sperare che ciò che ci sembra prezioso non sia sogno o illusione, ma realtà presente.
Così raccolgo questi suggerimenti per un nuovo impegno nella vita:
«È urgente
- a fronte di prospettive di controllo della popolazione mondiale:
promuovere, innanzitutto sul piano culturale e quindi anche sul piano pratico, anche fiscale, la natalità, ridando centralità alla famiglia;
- a fronte di un progetto dirigistico e accentratore:
rivendicare il principio di sussidiarietà e il ruolo primario dei corpi intermedi, con la difesa della proprietà privata, della libertà e dell’autonomia della famiglia;
- a fronte di oppressione fiscale e regolamentare della piccola e media impresa:
riproporne la centralità per evitare che diventino vittima di una “distruzione creatrice” decisa politicamente;
- a fronte di lacerazione del corpo sociale e paura indotta da comunicazioni mediatiche ossessive:
riallacciare i nodi del tessuto sociale e ridare serenità alle persone (no paura, no ansia);
- a fronte di deresponsabilizzazione della società:
rimettere al centro la libertà e la responsabilità, in prospettiva sussidiaria;
- a fronte di progressiva perdita di sovranità dello Stato:
rivendicare l’importanza dell’identità locale e nazionale;
- a fronte di prospettive materialistiche, gnostiche e transumane:
recuperare le radici cristiane che hanno creato la nostra cultura, e con la fede ritrovare anche la ragione e il semplice buon senso.»
Mi stupisce la sottolineatura del valore della famiglia, come possibilità di una autentica ripresa, del richiamo alla sussidiarietà e l’invito a quella contro-narrazione che riapra il cielo della speranza. E questo è quello che, almeno tentativamente, facciamo, attraverso il nostro impegno e le realtà che si stanno mettendo insieme per la difesa della vita e della famiglia.
don Gabriele Mangiarotti