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  • A letto con Sartre, la malavita incontra la poesia

    Mescolare poesia, malavita, umorismo nero ed esistenzialismo sembra impossibile, ma non per Samuel Benchetrit, scrittore, sceneggiatore, regista e attore francese di origini marocchine (Il condominio dei cuori infranti). Anche in A LETTO CON SARTRE (titolo originale: Cette Musique Ne Joue Pour Personne), già al 74/o Festival di Cannes nella sezione Premiére e in sala dal 26 gennaio con I Wonder Pictures, si tratta di ‘cuori infranti’.
        Tra questi sicuramente quello di Jeff de Claerke (François Damiens), piccolo boss locale di una cittadina portuale del nord della Francia che scopre il potere della poesia quando si innamora di Roxanne (Constance Rosseau), una cassiera del supermercato. Ora il boss è disposto davvero a tutto pur di conquistare la ragazza, perfino a studiare la metrica dei versi alessandrini. E questo nonostante sia sposato felicemente con Katia (Valeria Bruni Tedeschi), una-tv dipendente di poche parole con la quale ha una figlia adolescente sovrappeso che si è innamorata del tipo sbagliato che neppure la guarda. Ad aiutarla a conquistarlo saranno, tra una riflessione filosofica tarantiniana e l’altra, i fedelissimi del padre, Jésus (Joey Starr) e Poussin (Bouli Lanners).
        E non finisce qui. Uno degli sgherri del boss, Jacky (Gustave Kerven), sempre per amore scopre la sua passione per il teatro amatoriale, interpretando addirittura Sartre affiancando una singolare Simone De Beauvoir (interpretata da Vanessa Paradis, nella realtà moglie di Benchetrit).
        In A LETTO CON SARTRE un vero caravanserraglio di situazioni buffe in cui si mescolano ostentate endorfine e cultura, pugni e poesia, fucili a canne mozze e sentimenti, il tutto ben descritto dal più didascalico titolo internazionale del film, Love song for tough guy. E questo per mostrare appunto quanta tenerezza e potenziale amore si nascondano anche negli uomini apparentemente tutti d’un pezzo.
        “Quando siamo innamorati, torniamo ad essere come dei bambini. Tiriamo fuori insicurezze e vulnerabilità. E vale anche per i tipi più tosti, che cercano sempre di dimostrare la loro forza, ma che nascondono tenerezza e fragilità” dice il regista.
        E ancora Benchetrit: “Certo, in questo progetto c’è molta tenerezza. Ogni volta che sono stato duro ho fallito, mentre quando sono stato più morbido sono riuscito ad ottenere dei risultati. Come accade nel film. Alcuni dei personaggi si innamorano, senza dirselo, perché non si dicono queste cose tra amici specie se si è dei duri. E questo stato d’innamoramento è sempre accompagnato da un’ipersensibilità all’arte. Così non è un caso che, come accade nel film, un uomo inizi a fare teatro, quasi suo malgrado, un altro a scrivere poesie in alessandrino e, infine, altri due abbiano la tenerezza di prendersi cura di una ragazzina, discutendo più o meno spiritualmente. Spesso – continua il regista – incontriamo persone che ci raccontano dei loro genitori: ‘mio padre era un muratore’ o ‘un idraulico’, e aggiungono poi che scriveva poesie o canzoni. Tutti, prima o poi, scrivono qualcosa quando sono innamorati” . 


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