“A luglio poche forniture. Le prime dosi a rischio rinvio”

Sarà un luglio a secco. Con meno dosi di vaccino disponibili. E con la campagna di immunizzazione che potrebbe subire un rallentamento, costringendo a scelte dolorose.

L’allarme è chiaro e arriva dalle regioni. I rubinetti dei vaccini stanno perdendo potenza. E questo proprio mentre la temibile variante indiana cresce anche nel nostro Paese e l’Iss avverte: «Il raggiungimento di una elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione rappresenta uno strumento indispensabile ai fini della prevenzione di ulteriori recrudescenze di episodi pandemici». Però i governatori sono preoccupati. Malgrado luglio segni l’inizio del terzo trimestre in cui secondo la stima aggiornata dal governo il 23 aprile sulla base degli acquisti previsti della Ue in Italia dovrebbero arrivare 94,09 milioni di dose (comprese 6,6 del misterioso Curevac), questi numeri rischiano di restare solo sulla carta. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana non la tocca piano: finora la campagna vaccinale è filata spedita, ma «negli ultimi giorni abbiamo ricevuto dei messaggi non molto positivi, nel mese di luglio verrà ridotto in maniera abbastanza consistente il numero dei vaccini che ci deve essere trasferito, fatto questo che ci impedirà di concludere secondo quelle che erano le nostre previsioni. Rischiamo di dover sospendere le ulteriori prenotazioni. Questo non ci voleva, noi speravamo e abbiamo anzi chiesto di riceverne di più, per concludere prima». Il presidente del Friuli-Venezia Giulia e della conferenza delle regioni Massimiliano Fedriga teme si debba ristrutturare la road map: «Oltre alla flessione della fornitura di Pfizer abbiamo l’impossibilità di somministrare AstraZeneca e J&J sugli under 60. Rispetto alle previsioni abbiamo meno armi e credo che al livello nazionale dovremmo riprogrammare alcune prime dosi perché non abbiamo i vaccini». Non la tocca piano come da tradizione il governatore della Campania Vincenzo De Luca: «In questo momento il Governo e il commissario al Covid continuano a minimizzare o occultare la realtà. Che è pesante: a luglio arriveranno centinaia di migliaia di dosi di vaccino in meno e le Regioni non potranno quasi più fare le prime dosi, dovranno concentrarsi sui richiami».

In realtà la situazione al momento appare sotto controllo. Ieri si contavano 48.316.875 dosi somministrate (entro quattro giorni dovrebbe essere sfondato il muro dei 50 milioni) con 16.947.093 che hanno completato il ciclo vaccinale (il 31,38 per cento della popolazione over 12), compresi i 1.206.637 «fortunati» che con Johnson&Johnson se la sono cavata con una dose soltanto. Attualmente sono in frigorifero 6.296.578 dosi non ancora utilizzate, comprese qualche centinaio di migliaio di Janssen. Abbastanza per stare tranquilli per una decina di giorni. Anche se sono ancora scoperti 1,5 milioni di 60enni e oltre 800mila over 70.

In questo momento secondo la media mobile settimanale ogni giorno vengono somministrate 545.808 dosi (5.206 monodose). Calcolando che la popolazione italiana è composta da 59,2 abitanti e che gli «over 12» sono 53,4 milioni, per raggiungere il target dell’80 per cento della popolazione immunizzata che garantirebbe la cosiddetta immunità bisognerebbe completare l’opera per 42,7 milioni di persone. Secondo le proiezioni elaborate da Lab24 al ritmo attuale l’obiettivo sarebbe raggiunto in due mesi e 24 giorni e si arriverebbe al 17 settembre. Ma un luglio di magra potrebbe allungare molto il calendario.


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