A San Marino le leggi razziali non furono applicate. Gli ebrei del resto d’Italia avevano difficoltà a recarsi sul Monte Titano e quindi questo purtroppo riguardò solo alcuni casi isolati. Tuttavia, è un segno molto positivo che ci aiuta a capire meglio la storia, il fatto che, sebbene San Marino fu fascista, durante i vent’anni del regime, solo l’alta gerarchia che aveva concluso un patto con la Germania nazista impose e fece applicare le leggi razziali. Al contrario, il fascismo di provincia più lontano dal centro del potere, da Roma, più aveva le proprie forme interpretative: San Marino era ostile a queste leggi. Ciò che rende San Marino un caso a parte è che la piccola Repubblica ha corso rischi enormi perché si trovava in una terra che, dopo l’8 settembre 1943, rimase nelle mani dei tedeschi. Inoltre, si sapeva che si correva dei rischi a non applicare le leggi razziali e soprattutto a non applicarle dopo l’entrata in guerra, cioè dopo giugno 1940. San Marino merita dunque il riconoscimento da parte di Israele di “Repubblica dei Giusti” perché è l’unica realtà italiana che merita questo titolo.
Nel frattempo, il 28 luglio 1943, il governo fascista cadde. “Dal 1923 al 1943, un governo di estrema destra fu al potere, ma sarebbe probabilmente sbagliato definirlo governo fascista in senso stretto ma che può essere meglio chiamato governo di fascisti, perché, a differenza di quanto è accaduto in Italia, a San Marino, il fascismo non fu introdotto né nella costituzione né nella legislazione, che non subirono modifiche sostanziali», scriveva Federico Bigi nelle pagine di un giornale locale.
Antonio Stolfi (Amici della Storia sammarinese)