A Verucchio è tutto pronto per realizzare il sogno: rinasce la Pinacoteca con grandi nomi dell’arte moderna

Lucio Fontana, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi e perfino un piccolo Picasso: domenica 6 luglio si inaugura il palazzetto restaurato che ospita la collezione raccolta da Gerardo Filiberto Dasi assieme a Giulio Carlo Argan e Lionello Venturi
Le prime immagini
A Verucchio è tutto pronto per l’avvenimento atteso da anni. La “galleria di arte moderna” voluta mezzo secolo fa da Gerardo Filiberto Dasi rinasce come Pinacoteca Comunale.
Domenica 6 luglio sarà inaugurata ufficialmente alla presenza delle Autorità, dopo una presentazione nella Sala del Consiglio Comunale. La selezione delle opere e l’allestimento sono stati a cura di Alessandro Giovanardi. Fu Luca Cesari, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, a suo tempo collaboratore di Dasi, a segnalare nel 2008 lo straordinario valore di questo patrimonio e la necessità di preservarlo e valorizzarlo. Giovanna Giuccioli ha coordinato i lavori di ripristino dell’edificio assieme a Giulia Rossi. Adriana Malpiedi e il suo staff hanno restaurato meticolosamente gli affreschi che vi si trovano.
IL PROGRAMMA DELL’INAUGURAZIONE
Domenica 6 luglio 2025 Ore 18.00
Sala del Consiglio Comunale di Verucchio
Saluti delle Autorità
Interventi:
Alessandro Giovanardi, Curatore della Pinacoteca
Luca Cesari, Direttore Accademia di Belle Arti di Urbino
Maria Giovanna Giuccioli, Giulia Rossi, Progettiste
Seguiranno la visita alla mostra in via Sant’Agostino 21 e un aperitivo
Ore 21.00
Piazza Battaglini: Concerto Banda Musicale Città di Verucchio
QUI UNA SELEZIONE DI IMMAGINI DELLE OPERE, DELLA PINACOTECA E DI VERUCCHIO
 
QUASI 200 OPERE RACCOLTE FRA GLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA DEL ‘900
Lucio Fontana, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Leoncillo Leonardi, Kengiro Azuma, Rocco Borella, Liliana Cossovel, Achille Pace, Mauro Reggiani, Getulio Alviani, Francesco Guerrieri, Lia Drei, Giorgio Bompadre, Franco di Vito, Jean Pierre Vasarely, Bruno Rosai, Carlo Corsi, Gerardo Dottori, Maurizio Minarini, Norberto Pazzini e perfino un piccolo Picasso.
Sono solo alcuni degli autori delle quasi 200 opere custodite nella Pinacoteca di Verucchio che sarà inaugurata domenica 6 luglio. Ad essere esposti in maniera permanente saranno una sessantina di quadri, mentre i restanti saranno a disposizione per iniziative ad hoc.
Un patrimonio straordinario che si è andato accumulando per una serie di felici circostanze fin dagli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, grazie a Gerardo Filiberto Dasi – fondatore a Verucchio del Centro “Pio Manzù” – e alla sua amicizia con gli storici dell’arte Lionello Venturi Giulio Carlo Argan.
Le opere sono collocate al piano nobile del palazzetto ottocentesco che ospitava il medico condotto del paese. L’interno dell’edificio, decorato con affreschi, è stato recuperato dopo un meticoloso e accurato restauro curato dal team guidato dalla dottoressa Adriana Malpiedi di Macerata. Un investimento di oltre 600 mila euro, per più 200 mila finanziato dalla Regione Emilia-Romagna,
“Il piano nobile era costituito originariamente da due stanzette affrescate: la prima, che nel tempo era stata ricoperta da calce bianca, è stata riportata all’antico splendore. Nella seconda, sono state recuperate le tracce rimaste perché gli affreschi del soffitto sono purtroppo andati irrimediabilmente persi a causa di un crollo. E’ stato un lavoro accuratissimo per cui sono occorsi mesi” spiega l’architetto Giovanna Giuccioli che ha coordinato i lavori assieme a Giulia Rossi.
Oltre ai due ambienti, l’intervento complessivo da oltre mezzo milione di euro iniziato nel 2019, che ha dovuto subire anche i ritardi dovuti alla pandemia, ha visto il recupero di un grande salone con travi a vista dotato di pavimento a parquet, il rifacimento dell’impiantistica elettrica, idraulica e di riscaldamento e la realizzazione di bagni a norma e di un montascale per abbattere le barriere architettoniche consentendo l’accesso ai disabili.
L’Istituto Beni Culturali dell’Emilia Romagna ha completato la catalogazione delle quasi 200 opere di proprietà del Comune che è possibile vedere anche online sul sito dell’Ibc Regione Emilia Romagna.
GERARDO FILIBERTO DASI
Questo personaggio straordinario e per alcuni versi misterioso nacque a Ferrara nel 1924. Dipendente delle Ferrovie, si trasferì a Verucchio nel 1948. Ma la sua passione era l’arte.
Pittore apprezzato – sosteneva di essere stato incoraggiato da Filippo Tommaso Marinetti – e in qualche modo scoperto da Lionello Venturi, sviluppò un’amicizia con Giulio Carlo Argan. Creatore del «Moviment Geospiritualisme», negli anni Cinquanta del secolo scorso si diede a organizzare convegni di pittura estemporanea con artisti cui chiedeva di raffigurare Verucchio.
Il successo delle sue iniziative, cui presero parte anche Palma Bucarelli, Leo Castelli e Ileana Sonnabend, fu tale da far nascere nel 1956 una Biennale d’arte nella Repubblica di San Marino e poi incontri periodici fra artisti ora anche internazionali – siamo negli anni Sessanta – che lasciavano in dono le loro opere alla città di Verucchio.
L’ambizione visionaria di Dasi era fare di Verucchio, del Montefeltro e di San Marino un crocevia della cultura europea. Si è andata così formando la collezione che oggi può essere ammirata dal pubblico, realizzando finalmente il desiderio espresso 50 anni fa chi ebbe il merito di metterla insieme.
Ma l’avventura dell’infaticabile Dasi era solo all’inizio. Trasferendo il suo sogno nel campo della geo-politica, fondò nel 1969 il Centro di Ricerche “Pio Manzù” riconosciuto quale “organismo in status consultivo generale con le Nazioni Unite”.
Il “Pio Manzù” dal 1971 e per 44 edizioni organizzò a Rimini delle “Giornate internazionali di studio” il cui parterre di partecipanti ha dell’incredibile.
Solo per restare solo fra i più celebri, vi figurano nomi come Lady Diana, Mikhail Gorbaciov, George Bush sr, Rania regina di Giordania, Henry Kissinger, il cancelliere tedesco Helmut Schmidt, Javier Perez de Cuellar segretario generale dell’ONU, Graça Machel moglie di Nelson Mandela, Rita Levi Montalcini. il presidente della Bolivia Evo Morales, l’attrice Sharon Stone, oltre ai maggiori personaggi politici italiani da Giulio Andreotti a Bettino Craxi e Giorgio Napolitano.
Sul Corriere della Sera, Arrigo Levi era arrivato a scrivere: “Ogni anno avvengono due miracoli in Italia: lo scioglimento del sangue di San Gennaro e le Giornate internazionali di studio del Centro Pio Manzù”.
Gerardo Filiberto Dasi è morto a Verucchio il 12 ottobre 2014.
VERUCCHIO
Sulla rupe che vigila l’imbocco della Valle del Marecchia, collegamento fra la sponda adriatica e la Val Tiberina fin dalla preistoria, fra IX e VII secolo a.C. si sviluppò un centro della cosiddetta “civiltà Villanoviana”, oggi riconosciuta come la fase più antica degli Etruschi.
I ritrovamenti archeologici che si susseguono da secoli e in modo sistematico dall’Ottocento, testimoniano di una meta per i mercanti greci che risalendo l’Adriatico approdavano alla foce del Marecchia alla ricerca di materie prime e soprattutto della preziosa e “magica” ambra, che giungeva fin qui dalle remote spiagge baltiche.
Come narra il mito di Fetonte, il figlio del Sole precipitò sulle rive dell’Eridano, identificato da molti come il fiume Po. E le lacrime delle sue sorelle Eliadi trasformate in pioppi divennero perle di electron. Nelle necropoli verucchiesi la quantità di ambra è infatti impressionante. Inoltre le particolari condizioni del terreno hanno preservato anche oggetti in materiali deperibili come legno e tessuto. Nel Museo Archeologico di Verucchio si possono così osservare mantelli di lana – i semicircolari tebenna etruschi -, resti di offerte alimentari e soprattutto i celebri troni in acero finemente intagliato, tutti risalenti a quasi tremila anni fa.
Anche grazie a questi rarissimi reperti e per merito di un accurato allestimento, nel 2000 il Museo Archeologico di Verucchio è stato designato fra i migliori 30 musei d’Europa partecipando alla fase finale dell’European Museum of the Year Awards organizzato quell’anno a Bonn dall’European Museum Forum sotto gli auspici del Consiglio d’Europa.
Nell’antichità l’approdo alla foce del Marecchia (l’Ariminus dei Romani che nel 268 a.C. darà il nome alla colonia di Rimini) oltre a rappresentare un agevole collegamento con il versante tirrenico, navigando da sud era l’ultimo sulla terra ferma prima dell’immensa area lagunare formata dal delta del Po e dai fiumi veneti, che si estendeva fin quasi al Carso. L’insediamento di Verucchio subì una rapida decadenza intorno al VII secolo a.C. e il suo ruolo di emporio per il traffico con il nord Europa (oltre all’ambra, minerali, pellami, probabilmente anche schiavi) fu assunto prima da Spina e poi da Adria.
«E ‘l Mastin vecchio e ‘l nuovo da Verrucchio…»
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, canto 27)
Nel XII secolo Verucchio fu il primo dominio significativo della famiglia dei Malatesti, in seguito per quasi due secoli signori di un vasto territorio che faceva capo a Rimini e nella sua massima espansione andava da Cesena e Cervia a gran parte delle Marche, fino a Borgo San Sepolcro e Citerna nella valle del Tevere e per un breve periodo perfino Brescia e Bergamo.
A quelle epoche si devono le due fortificazioni, la Rocca del Sasso e quella del Passarello, simboli della cittadina. Ma anche la pieve romanica di San Martino in Raffaneto e opere d’arte come i dipinti della scuola trecentesca riminese, da un Crocifisso di un anonimo maestro ad affreschi riemersi di recente in modo quasi miracoloso nel convento dei francescani di Santa Croce.
E un miracolo è attribuito allo stesso San Francesco: la tradizione vuole che nel fondare quel convento piantò il suo bastone di cipresso, che mise radici e germogliò. Fatto sta che il “cipresso di San Francesco” è stato datato proprio all’inizio del XIII secolo ed è uno degli alberi patriarca più antichi della regione e di tutta Italia.