Il feto è un mero “grumo di cellule” o è un essere vivente, che -seppure in fase di sviluppo- prova sensazioni, soffre, sogna e quindi vive? La scienza non è univoca, seppure vada radicandosi sempre più, nel mondo della stessa scienza, la convinzione che la vita inizi nel momento del concepimento. Il professor Prof. Micheline Matthews-Roth, dell’Harvard University Medical School, sostiene che «Non è corretto dire che i dati biologici non sono decisivi. E’ scientificamente corretto dire che una singola vita umana inizia dal concepimento».
Ma, come detto, il mondo scientifico non è unanime. Lo scienziato Richard Dawkins, nel 2014, sostenne pubblicamente di ritenere «Immorale partorire un bambino Down quando c’è la possibilità di abortire».
Neppure il gota della ricerca medico-scientifica, quindi, può aiutare il sammarinese che, il prossimo 26 settembre, sarà chiamato ad assumersi una responsabilità importante, sia verso migliaia di futuri cittadini sammarinesi che verso la sua coscienza.
Il quesito è chiarissimo: «Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?».
Ma il vero quesito che ogni sammarinese dovrà sottoporsi è un altro: il feto, fin dal suo concepimento, è un mero grumo di cellule o, invece, è un essere umano che prova emozioni, che sogna, che soffre e che, quindi, già all’interno del grembo materno, vive? Ogni aborto, quindi, è o non è l’interruzione di una vita ormai iniziata?
Solo facendo luce, all’interno di se stessi, di fronte alla propria coscienza, a questo non semplice dubbio amletico, si potrà rispondere al quesito referendario senza, poi, un domani, ritrovarsi tempestati da rimorsi o affliggenti rimpianti.
Ogni scelta, che sia favorevole o contraria avrà ripercussioni sulla coscienza di ognuno. Come ci si sentirebbe se, un domani, dopo migliaia e migliaia di aborti, la scienza appurasse al di là di ogni ragionevole dubbio, che il feto abortuito era a tutti gli effetti un essere umano? Come ci si sentirebbe ad aver contribuito con il proprio voto, in maniera decisiva, alla soppressione di migliaia di vite?
D’altro canto, nel retro di questa “medaglia”, come ci si sentirebbe ad aver contribuito con il proprio voto ad obbligare migliaia di ragazze, donne o, peggio, ragazzine a rinunciare alla loro vita, alla loro autodeterminazione, costringendole a coltivare un insignificante “grumo di cellule”?
Il referendum del 26 settembre prossimo, cari sammarinesi, non è un referendum insignificante, con contrapposti schieramenti politici o partitici; non è una contrapposizione di preconcette ideologie ma è un quesito etico, la cui risposta, ognuno, può trovarla solo all’interno di se stesso… E che opporrà ognuno, per l’eternità, di fronte alla propria coscienza.
Enrico Lazzari