ACCORDO DI ASSOCIAZIONE UE. “Ovunque vada, tutti mi fermano. San Marino non ci sta” … di Marco Severini, direttore GiornaleSM

Ieri sono uscito per lavoro. Dovevo vedere un amico, dieci minuti in croce. Ci ho messo quasi un’ora a iniziare: ogni due passi qualcuno mi salutava, mi fermava, mi chiedeva dell’accordo di associazione con l’UE. Al bar, davanti alla farmacia, in piazza: una processione di volti, di strette di mano, di domande tutte uguali e tutte diverse. «Marco, ma dove ci sta portando Beccari e la Dc? Cosa stanno facendo?»«Perché non ci fanno votare?»«È vero che perdiamo sovranità?».

Non è vanità: è il termometro di un Paese piccolo e lucidissimo. Qui ci si guarda in faccia e si capisce quando qualcosa non torna. E oggi non torna niente.

Mi siedo con l’amico. Passano due signori, poi una signora col giornale, poi tre ragazzi: «oh, ma allora ’sto accordo?». Fare conversazione è diventato difficile: si intrecciano saluti, richieste, indignazioni.

Dappertutto sento sdegno per la direzione impressa da questa politica e, in particolare, dal Segretario agli Esteri Luca Beccari, che procede come se noi sammarinesi fossimo incapaci di capire un testo, come se dovessimo limitarci a “fidarci”.
No. La fiducia si merita, non si pretende.

Siamo la Repubblica che discute le leggi da secoli. Un accordo si spiega, nero su bianco, con tempi adeguati e dibattiti veri non come quelli fatti. Qui invece si corre, si evita il referendum come fosse una malattia, e si pretende obbedienza in nome della “tecnicità”. Ed i politici tutti a chinare la testa e non chiedere ma ubbidire probabilmente per convenienza politica. Ma la gente non chiede slogan: chiede pagine, articoli, clausole e conseguenze, come ho spiegato io su GiornaleSM. Questo popolo che descrivono come “impreparato” vuole leggere. NON VUOLE PROPAGANDA TUTTA UGUALE DETTATA DA CHI COMANDA.

I SAMMARINESI CAPISCONO ED ANCHE BENE!

Quello che raccolgo per strada non è estremismo: è buon senso. Paura di perdere sovranità, sì, ma anche la nostra vita economica quotidiana: regole pensate altrove, concorrenza ingestibile per le nostre PMI, costi di conformità che piegano artigiani e commercianti, i nostri immobili che si deprezzano per le politiche del Green Deal europeo, famiglie schiacciate.
E il sentimento è ovunque. Sette, otto su dieci, a spanne, sono contro questo metodo e contro questo merito. E infatti nei corridoi della politica lo sanno benissimo, in questo momento, per molti politici, sostenere l’Accordo di Associazione con l’UE equivale ad un vero e proprio suicidio elettorale a causa del diffuso sentimento di opposizione all’accordo con Bruxelles ormai radicato in ampie fasce dell’opinione pubblica.»

È così. Ma invece di fermarsi, spiegare e rimettersi al giudizio popolare, si tira dritto.

Il copione è sempre quello, fino alla nausea che sa di artefatto, preparato. Sempre le stesse cose: “occasione storica”, “senza restiamo indietro”, “fidatevi”.

Ma quando si nega il referendum, si certifica una cosa sola: paura del popolo.

Se l’accordo è davvero così buono, perché tanta fretta e tanta allergia al voto? Perché non spiegare cosa si cancella degli accordi preesistenti, quali nuovi vincoli accettiamo, chi giudica quando c’è un conflitto, quali costi amministrativi ricadranno sulle aziende? Domande normali, risposte latitanti.

Quando incontro le persono mi chiedono insistentemente quasi le stesse cose

  • “Ci ascolteranno?” . Risposta: Devono. In una Repubblica, il popolo non è un dettaglio procedurale e la gente capisce se come ho fatto io ho spiegato nei minimi dettagli il pericolo di questo accordo.

  • “Perdiamo sovranità?”. Risposta: Se altri scrivono le regole e noi le recepiamo senza poter incidere, , il rischio è reale.

  • “È troppo tecnico?” Risposta: Tecnico non vuol dire incomprensibile: si traduce, si discute, si vota.

  • “Che fare adesso?”Risposta:  Pretendere il referendum, trasparenza totale, dibattiti pubblici veri, testo alla mano.

Non bisogna avere paura, criticare questo accordo non è anti-europeismo: è pro-San Marino. Vogliamo cooperazione, non commissariamento; opportunità, non ricatti reputazionali o finanziari; tutela delle nostre specificità, non l’appiattimento burocratico. Europa vediamo, ma almeno se si deve fare deve essere alla pari e non da sudditi, da schiavi.

E se l’accordo non garantisce questo, si rimane così come è ora (perchè abbiamo già tutto, ed abbiamo solo quegli accordi che ci servono e non tutte le loro legge, anche quelle che ci penalizzano) o si cambia strada.

Decidiamo noi, non per procura.

A chi mi ferma per strada dico: continuerò a leggere, spiegare e pubblicare riga per riga. Ma serve la voce di tutti: categorie, sindacati, professionisti, studenti, famiglie. Chiediamo il referendum. Non per fare caciara, ma per decidere insieme.
Perché qui la gente capisce benissimo. Ogni volta che esco, lo vedo: tantissimi saluti, domande, dignità.

San Marino non è un pubblico da tenere buono: è un popolo sovrano. E i cittadini sovrani, quando chiamati, rispondono. Io ho avuto contezza.

Marco Severini – direttore GiornaleSM

San Marino. ASSOCIAZIONE UE/SAN MARINO. Ti sei perso qualche nostro articolo. Eccoli tutti qui in questo articolo