Accordo di Associazione UE. Referendum? Sì, ma quando? – …di Paolo Forcellini

Adesione della Repubblica di San Marino all’Unione Europea è l’argomento di questi tempi, che a parte il surriscaldamento climatico naturale che già sta creando i suoi effetti sulla popolazione, tenderà sempre più a riscaldare gli animi di chi vede l’adesione stessa come la panacea a tutti i mali e di chi al contrario la vede come una catastrofe per la nostra sovranità ed indipendenza. Nel particolare l’accusa di coloro che fanno parte di questa frangia critica è quella che il governo stia operando in gran segreto e che non ci sia per ora chiarezza sul futuro del “paese” e delle nuove generazioni qualora venga finalmente siglato l’accordo, per il quale governi di ieri e quelli di oggi si sono impegnati a fondo. Sempre da questa stessa parte, ma non solo, c’è la richiesta di un referendum perché sia il cittadino democraticamente a decidere se porre la “nostra”! firma su quell’accordo di adesione, oppure no. Una richiesta legittima per un paese democratico ma che può, per una certa area della politica sempre in prima linea a contrastare l’operato dell’esecutivo, nascondere l’intento, come sempre succede con questo tipo di consultazioni, di voler dare la classica spallata al governo in carica. Se referendum si debba fare, referendum sia, ma ben ponderato e con tempistiche ben diverse da quelle auspicate, cioè celebrarlo non prima della firma fra le parti, ma dopo averla posta e dopo che sia passato un congruo periodo, chiamiamolo di prova, durante il quale sarà possibile concretamente verificarne i vantaggi o gli svantaggi e se si dovranno affrontare eventuali sacrifici o restrizioni da parte dei cittadini. Solo allora sarà possibile valutarne la convenienza o meno, e non dalle parole della politica mai chiare e trasparenti. Una volta verificato con manu, l’effetto dell’accordo, sarà sempre possibile impugnare un referendum e chiedere ai sammarinesi se vogliono continuare nell’adesione oppure sfilarsi una volta per tutte. In fondo l’Inghilterra docet. Sarebbe una decisione salomonica, ma saggia e non figlia di mal di pancia di una certa politica che potrebbe farci isolare dal mondo che ci circonda e non cadere nel tranello di chi spera in quella spallata, che vista la nostra posizione geografica ci trasformerebbe in uno scoglio in mezzo all’oceano che anche i gabbiani eviterebbero.

( Lo Stradone- F.P.)