Altro che diplomazia raffinata. Altro che “relazioni privilegiate” con Parigi. Lo avevano già scritto per primi l’altro ieri, il viaggio politico di Xavier Espot, primo ministro di Andorra, e la mossa congiunta con il nostro ministro degli Esteri Luca Beccari – si parla di una lettera pietosa dei due dove si chiede aiuto in ginocchio ad Emmanuelle Macron – si chiudono con una sonora e plateale porta in faccia da parte del presidente francese. Non una sfumatura, non un rinvio: un no netto, scritto nero su bianco, alla richiesta di Andorra e San Marino di ottenere un accordo di associazione esclusivo con l’Unione Europea.
Macron è stato categorico: l’accordo sarà misto, punto.
Tradotto, dovrà passare per la ratifica dei parlamenti nazionali dei 27 Stati membri, con tutte le complicazioni e i rischi che ciò comporta, a partire dai possibili veti e dai tempi infiniti. E tutto questo dopo mesi di illusioni vendute come successi diplomatici, di frasi fatte su “rapporti costruttivi” e “passi avanti”.
La realtà, oggi, è che Parigi ha sbattuto la porta in faccia a Beccari e ad Espot, e lo ha fatto in modo clamoroso. Roba da dimissioni per entrambi talmente la figuraccia è stata imbarazzante e devastante.
Insomma: un no politico, ma anche strategico.
Quando il capo del governo andorrano, Xavier Espot, recatosi all’Eliseo per ricevere la Legione d’Onore, ha avuto un colloquio privato con Emmanuel Macron. In quell’occasione Espot consegnò una lettera firmata anche dal ministro degli Esteri sammarinese Luca Beccari (una lettera di cui noi sammarinesi non conoscevamo l’esistenza e forse nemmeno la politica: d’altronde non possiamo capire e quindi non era opportuno conoscere questo fatto) nella quale i due chiedevano alla Francia di utilizzare le clausole del Trattato di Lisbona relative alle eccezioni per i piccoli Stati europei, per accelerare l’applicazione dell’accordo di associazione e trarne tutti i vantaggi possibili.
Macron rispose pochi giorni dopo, con una missiva inviata sia a Espot che a Beccari, ribadendo in modo netto che l’accordo sarà misto e che la Francia non intende accogliere l’eccezione richiesta.
E Beccari? È rimasto a San Marino, ma la sua posizione politica ne esce profondamente indebolita inutile dire diversamente.
Dopo mesi di comunicati trionfalistici e di ottimismo di facciata, la realtà è che la sua diplomazia si è scontrata contro un muro di granito. Bruxelles non ha mai aperto realmente alla possibilità di un accordo esclusivo, e ora Parigi ha messo la parola fine.
Il risultato? L’oscuro accordo di associazione, già complesso e impopolare sia a San Marino che in Andorra, dovrà ora affrontare una trafila referendaria e parlamentare che rischia di impantanarlo per anni.
A Bruxelles i tecnici della Commissione non vedono più alcun margine di manovra: l’intesa sarà mista, e soltanto un miracolo politico potrebbe ribaltare la situazione. Ma di miracoli, in questo scenario, non se ne vedono.
Beccari e Espot hanno scommesso tutto sul dialogo con Macron e ne sono usciti oltremodo ridimensionati.
UN DISASTRO!
La mossa di scrivere al presidente francese per “invocare le eccezioni del Trattato di Lisbona” si è rivelata un boomerang. Parigi non solo ha respinto la richiesta, ma ha ricordato ai due leader che “la Francia rispetta molto Andorra e San Marino, ma grazie NO!”. Una formula diplomatica per dire che l’argomento è chiuso.
Dietro la patina delle note ufficiali e delle dichiarazioni concilianti resta l’immagine di una diplomazia dilettantesca (almeno per Beccari, di Espot non sappiamo nè ci interessa), incapace di leggere la politica europea e mondiale: basti pensare alla gestione delle sanzioni alla Russia, al riconoscimento della Palestina in questo momento cruciale e all’accoglienza dei profughi con il pericolo che siano collegati ad Hamas (e con tutto quello che ne può conseguire)
Beccari ha scontentato tutti: Russia, Israele, Stati Uniti, ora anche l’Europa e, soprattutto, i sammarinesi.
Un dilettante allo sbaraglio, che cambia linea ad ogni spiffero, che chiede in ginocchio aiuto alla Francia, poi proprio a Macron, storico antagonista della Meloni, e per tutta risposta ottiene, con la consueta spocchia d’Oltralpe, una sonora pernacchia.
Luca Beccari è davvero una persona stimabile e un caro amico e lo dico sinceramente, ma in quella posizione è pericoloso perchè non sa fare quello che dovrebbe fare un Segretario di Stato agli Esteri: è palese.
Non si può sbagliarle tutte! I fatti parlano da soli, e sono sotto gli occhi di tutti.
Mentre Macron si concentra sulla stabilità interna e sui giochi di potere continentali, a San Marino si continua a navigare a vista, tra noiose conferenze stampa autocelebrative e frasi di circostanza che hanno stancato tutti — probabilmente anche lui. Un linguaggio vuoto che accentua il distacco tra una certa vecchia politica finta buonista e democristiana e il Paese reale.
C’è bisogno di ben altro, e lo stanno dimostrando, ciascuno a suo modo, Alessandro Bevitori, Stefano Canti, Matteo Ciacci e Federico Pedini Amati: segretari operativi, concreti, che portano risultati visibili.
Tornando al punto, l’accordo sarà misto, con tutto ciò che ne deriva: referendum (non da noi perchè non ce li fanno fare), incertezze, rallentamenti e rischio di rigetto politico da parte di uno dei 27 membri.
Beccari potrà continuare a parlare di “dialogo costruttivo”, ma la verità è che la porta è chiusa, e forse per sempre. Con essa si è chiusa anche la credibilità della Segreteria agli Esteri sammarinese, mai così in basso.
Forse, dopo tanti insuccessi, è arrivato il momento che Beccari faccia un passo indietro e torni al suo lauto ed invidiabile stipendio di funzionario di Banca Centrale.
Non è un attacco personale, ma un’evidenza: l’inadeguatezza di Luca Beccari al ruolo di Segretario agli Esteri è ormai palese.
Sono quasi sei anni che il Paese sopporta questa vacuità. È ora di cambiare registro.
L’ultima stupidaggine sarebbe quella di RATIFICARE l’accordo unilateralmente, come se San Marino potesse imporre la propria volontà a Bruxelles o aggirare la natura mista imposta dalla Francia. Un atto simbolico, miope, velleitario e destinato a produrre solo danni: un segnale di debolezza, non di sovranità e con il rischio concreto di indispettire fortemente i transalpini.
Vogliamo davvero questo? I politici che seggono al governo ed al parlamento vogliono davvero questo?
Ratificare da soli un accordo che per l’UE è ancora sospeso, e forse lo sarà per anni con la piena possibilità di essere rigettato da uno dei 27 paesi, equivarrebbe a firmare un assegno in bianco, peraltro già protestato.
Nessuno a Bruxelles lo prenderebbe sul serio, e Parigi lo leggerebbe come una provocazione: vogliamo davvero questo? Avere altri problemi?
Sarebbe la prova definitiva di una politica estera disconnessa dalla realtà, dove l’orgoglio nazionale serve solo a coprire l’incompetenza di chi dovrebbe difenderlo.
Dopo il disastro comunicativo con Macron, ogni ulteriore passo falso rischia di isolare San Marino, compromettendo anche i rapporti con gli unici partner che ancora ci ascoltano. La verità è che senza una strategia chiara, senza competenza e senza peso politico, la Segreteria agli Esteri si sta trasformando nel vero tallone d’Achille del Paese e di tutto l’esecutivo. E l’ingombrante figura di Beccari ne è ormai il simbolo più lampante.
Fermatelo, ora. Prima che provochi un danno irreparabile al Paese!
Ogni volta che si muove in politica estera, San Marino perde terreno, credibilità e rispetto. Dopo questo ennesimo fiasco diplomatico, la domanda non è più a quando il prossimo disastro, ma per quanto ancora possiamo permettercelo.












