Accuse a Rocco Siffredi, Malena interviene: nel porno nessun rispetto per le donne e zero tutele

La tempesta mediatica che ha travolto Rocco Siffredi si arricchisce di una nuova voce, quella di Malena, ex attrice protagonista del mondo dell’hard italiano. L’interprete pugliese, ormai lontana dai set, ha scelto di raccontare la sua esperienza per denunciare quello che definisce un sistema fondato sull’ignoranza e privo di qualsiasi forma di protezione per chi lavora nell’industria del porno.

Secondo Malena, sebbene non abbia mai subito violenze fisiche, è evidente la totale assenza di tutela per le attrici. Chi decide di non proseguire in una scena, spiega, viene spesso aggredita verbalmente o screditata. L’intero sistema, dalle agenzie ai produttori, trae vantaggio da una struttura che non riconosce diritti e non ammette deviazioni dal copione imposto.

Dopo il suo ritiro dalle scene, Siffredi aveva giustificato l’abbandono di Malena con supposti problemi personali. Lei risponde con fermezza, negando qualsiasi fragilità psicologica e accusando l’ambiente di non accettare che una donna possa scegliere di cambiare vita senza essere etichettata come instabile. Uscire dal porno, dice, è possibile, ma spesso viene fatto passare come una forma di fallimento.

A far esplodere il caso sono state le immagini trasmesse da Le Iene, che mostrano aspiranti attrici durante casting nei locali di Siffredi. Alcune ragazze esprimono chiaramente il loro disagio, oppongono un no esplicito a richieste che non si sentono di accettare. Malena si dice sconvolta da quelle sequenze, perché non rappresentano affatto il tipo di set in cui ha lavorato. In un ambiente professionale, ricorda, basta una parola o un gesto per fermare tutto. Ma quelle riprese non mostrano un set cinematografico, bensì un luogo dove il confine tra prova e pressione viene superato senza controllo.

Secondo Malena, il punto centrale è che senza un reale riconoscimento del lavoro delle attrici hard, queste continueranno a essere considerate strumenti, e non professioniste. Fino a quando la società non le vedrà come lavoratrici, conclude, sarà impossibile cambiare davvero le regole del gioco.