Addio allo scrittore Christian Bobin

(ANSA) – ROMA, 25 NOV – Christian Bobin è morto all’età di 71
anni, lo ha annunciato la casa editrice Gallimard sui suoi
social network. Christian Bobin, nato a Le Creusot nel 1951, e
lì vissuto indifferente alla fama che pure ha rincorso, è uno
degli scrittori più importanti e conosciuti della letteratura
francese contemporanea anche se non è altrettanto noto in
Italia. Le sue opere, tradotte in numerose lingue, annullano i
confini tra prosa e poesia, narrazione e contemplazione. In
Italia, AnimaMundi sta raccogliendo e traducendo la sua opera da
diversi anni. Ha pubblicato finora: Autoritratto al radiatore
(2012), Folli i miei passi (in coedizione con Socrates 2012),
Sovranità del vuoto (2014), Consumazione – un temporale (in
coedizione con Servitium, 2014), Mozart e la pioggia (2015),
L’uomo del disastro (2015), La vita e nient’altro (2015), Resuscitare (2015), Più viva che mai (2017), La vita grande
(2017), L’insperata ( 2018), La presenza pura (2019), Abitare
poeticamente il mondo (2019), Lettere d’oro (2021), Illumina ciò
che ami senza toccarne l’ombra (2022).
    Proprio dal 28 novembre AnimaMundi Edizioni ripropone un testo
importante di Christian Bobin: Mille candele danzanti. Il libro,
pubblicato in Italia per la prima volta nel 2008, viene ora
ripreso con l’introduzione di Eugenio Borgna. ”Immagini
folgoranti e inattese scorrono lungo le pagine del libro nelle
quali sogno e realtà si confondono l’uno nell’altra. La fatica
delle nostre giornate, il dolore dell’anima e del corpo, si
interrompono e si cancellano, rinascono e germogliano, in
sequenze febbrili e vertiginose, sulla scia di una vita
riscoperta nei suoi enigmi e nel suo insondabile mistero”,
dall’introduzione di Eugenio Borgna.
    ”È difficile passare dall’inutile, la lettura, all’utile, la
menzogna. All’uscita da un grande libro conoscete sempre quel
sottile malessere, quel periodo di fastidio. Come se si potesse
leggervi dentro. Come se il libro amato vi desse un viso
trasparente, indecente: non si va per la strada con un viso così
nudo, con quel viso denudato di felicità. Bisogna aspettare un
po’. Bisogna aspettare che la polvere delle parole si sparpagli
nel giorno. […] A cosa serve leggere. A niente o quasi. È come
amare, come suonare. È come pregare. I libri sono dei rosari
d’inchiostro nero, ciascun grano dei quali ti scorre tra le
dita, parola dopo parola”, scriveva Bobin. (ANSA).
   


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