Addio Pescara, Alghero e Crotone, lo schiaffo di Ryanair

Ryan L’annuncio del vettore irlandese: 16 rotte chiuse, 800mila clienti persi, 600 posti di lavoro tagliati. La decisione per protesta contro l’aumento delle tasse aeroportuali. Ma aumentano i voli da Milano.

Chiuse le basi di Alghero, Pescara, chiusi tutti i voli da Crotone. È la decisione annunciata nel pomeriggio del 2 febbraio da Ryanair. Nello scalo sardo, dove già il vettore low cost irlandese aveva fatto i bagagli anni fa dopo che erano stati tolti i sussidi (in genere dati sotto forma di contributi di co-marketing), taglierà dall’ottobre 2016 otto rotte, il 60% del totale, andando a perdere 300mila passeggeri e bruciando (calcoli della compagnia) 225 posti di lavoro. A Pescara, altro scalo che negli anni ha puntato moltissimo sul vettore di Dublino, taglierà 5 rotte (il 70%). Qui si parla di 250mila passeggeri e 188 posti di lavoro persi. Stesse cifre per passeggeri e lavoratori a Crotone, aeroporto già ridotto ai minimi termini e che a parte i voli di Ryanair ha voli con il contagocce da Alitalia, Meridiana e Darwin.

Schermata 2016-02-02 alle 21.48.09La causa di tutto questo? L’aumento delle tasse aeroportuali entrate in vigore dallo scorso primo gennaio. «Il Governo Italiano ha aumentato le tasse di circa il 40% (da €6,50 a €9) per ciascun passeggero in partenza dall’Italia dal primo gennaio di quest’anno per sussidiare il fondo per la cassa integrazione degli ex piloti Alitalia», recita una nota della società. «Come conseguenza, a Ryanair non è stata lasciata altra scelta se non: spostare aeromobili e posti di lavoro Ryanair fuori dall’Italia verso altre basi Ryanair in Spagna, Grecia e Portogallo (dove non vengono addebitate tali tasse per passeggero); chiudere le sue basi di Alghero e Pescara e cancellare tutti i voli da Crotone a partire da ottobre; tagliare rotte e traffico da e verso altri aeroporti Italiani; spostare la capacità dagli aeroporti regionali a Roma e Milano».

Ancora nessun commento è arrivato dall’Enac, che in passato aveva battagliato a lungo con la compagnia aerea, né dal ministro Delrio. Sembrano lontane anni luce le parole del numero uno di Ryanair, Micheal O’Leary, indirizzate al governo italiano: «Penso che il regime regolatorio stia migliorando in Italia. Penso che il governo Renzi abbia fatto delle cose piuttosto impressionanti per iniziare una nuova regolazione», aveva detto al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Aggiungendo però una richiesta: «A Renzi chiedo ancora di togliere le tasse municipali (per il Fondo di sostegno per il trasporto aereo, ndr)», aveva detto. Oggi la compagnia ha spolverato una delle specialità della casa: la sfida muscolare al governo, usando il bastone quando le viene tolta la carota. L’ha fatto in passato in vari Paesi, ora è il turno dell’Italia.

La partita è chiusa? Forse no, a leggere una nota della Saga, che gestisce l’Aeroporto di Pescara. «Il vettore irlandese ha comunque indicato una disponibilità a rivalutare le decisioni assunte in caso della prospettazione di forme compensative a tali incrementi resi disponibili entro le prossime settimane», si legge.

Ryanair non ha annunciato solo tagli: ci saranno quattro nuove rotte da Roma (Lanzarote, Norimberga, Praga e Sofia) e dagli scali milanesi Malpensa e Orio al Serio (Amburgo, Bruxelles, Catania, Danzica, Gran Canaria, Norimberga, Praga, Sofia e Timisoara).

L’Inkiesta