Aeroporto di Rimini. C’è il rischio che i cinque politici possano ancora inquinare le prove» LE ACC– USEContestati bancarotta fraudolenta, abuso d’ufficio e associazione a delinquere

tribunale riminiL’ORDINANZA, emessa dal gip del tribunale di Rimini, è un macigno di pagine e pagine, più di 150, con accuse pesantissime che variano dalla bancarotta fraudolenta all’abuso d’ufficio, a false comunicazioni all’accesso fraudolento al credito oltre all’associazione a delinquere. E per i nove indagati eccellenti, Gnassi, Ravaioli, Fabbri, Vitali, Maggioli, Cagnoni, Vannucci, Giorgetti e Masini ieri mattina sono scattati i sequestri per equivalente per 749mila euro ciascuno. Sono finiti nel mirino della Finanza il denaro contenuto nei conti correnti, nelle eventuali cassette di sicurezza e tutte le disponibilità patrimoniali rintracciabili, quote societariee azioni comprese. Ma non sono stati risparmiati gli immobili o i terreni. Chi aveva qualcosa di intestato, nella nostra zona come in altre regioni come Maggioli, anche solo semplici quote, si è trovato con il dispositivo di sequestro preventivo per equivalente. Un elenco lunghissimo di cifre e dati, con codicilli per spiegare la posizione di ciascuno dei nove indagati ed i realtivi beni. Ma anche auto e motocicli, come nel caso dell’ex presidente Fernando Fabbri, proprietario di una Polo e di una Vespa Piaggio, non si sono «salvati». A Giorgetti, Masini e Vannucci è stato notificato anche il sequestro da nove milioni di euro in solido, frutto secondo l’accusa, del presunto provento delle bancarotte di Riviera di Rimini Promotion e di Air, tutte collegate al crac di Aeradria. A questi ultimi tre ed al commercialista Santo Pansica e al contabile Fabio Rosolen si è aggiunta anche la misura più grave: l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Masini non si potrà allontanare da Riccione, Giorgetti da Bellaria e Vannucci, Pansica e Rosolen da Rimini. Secondo i giudici, infatti, «sussiste un concreto pericolo di inquinamento probatorio». L’ordinanza parla chiaro: «L’accusa ha enucleato alcuni dati sintomatici della protratta tendenza degli indagati ad inquinare le prove anche dopo aver ricevuto avvisi di garanzia». E come se non bastasse, sempre stando all’ordinanza, «sussistono le esigenze della misura in ragione di un concreto e persistente pericolo di reiterazione di condotte analoghe a quelle in contestazione». Nell’ordinanza i comportamenti dei cinque vengono spesso descritti come «di considerevole spessore criminale», seppur con diverse sfumature a seconda del ruolo rivestito nell’ambito di Aeradria. Ma le parole scritte nell’ordinanza disegnano uno scenario apocalittico con un sistema che avrebbe attinto a denaro pubblico con solo scopo, quello di tenere in vita una società, appunto Aeradria, al collasso al solo scopo di continuare a gestire il «Fellini». E i reati contestati dalla Procura sono un autentico terremoto per tutta Rimini. Il Resto del Carlino