San Marino ha una “capacità di rimborso adeguata ma soggetta a cambiamenti collegati al ciclo economico”. Ecco cosa significa il rating “BBB” sull’affidabilità finanziaria del lungo periodo che l’agenzia internazionale Fitch ha affibbiato lo scorso 3 giugno alla Repubblica di San Marino, declassandola lievemente dal “BBB+” della valutazione prodotta nell’estate 2012 e confermandola, comunque, in un range di investimento non speculativo.
Certo, non drammatico, ma assai lontano da quel “AA” della valutazione 2001 declassato ad “AA-” il 13 maggio del 2009 e rideclassato a semplice -ma pur sempre rassicurante- “A” nel successivo mese di ottobre. Più preoccupante, quindi, il trend, ovvero “l’outlook negativo” che accompagna la valutazione.
Confermata la valutazione “F2” del luglio 2012, invece, per l’affidabilità finanziaria sul breve termine. Anche in questo caso un giudizio inserito nel range di affidabilità “medio-bassa” ma non a rischio elevato e, comunque, molto lontana dal quel “F1+” che caratterizzava la valutazione fino al 22 ottobre del 2009 ed era il massimo di affidabilità della relativa scala di rating.
Prima di addentrarci nelle “pieghe” del rapporto, vediamo -per meglio comprendere un tema come questo, assai complesso e non proprio alla portata di tutti- il significato che le agenzie di rating danno alle loro incomprensibili sigle. Lo facciamo grazie ad uno schema:
:
Ora, compreso il significato delle varie sigle ri valutazione adottate da Fitch, possiamo scendere nel dettaglio del rapporto emanato nei giorni scorsi. Da questo, si deduce che a determinare questo declassamento è stata, soprattutto, “la persistente debolezza del sistema bancario” interno che “continua ad erodere la flessibilità del finanziamento pubblico aumentando concretamente il rischio di passività contingente”. Infatti, sempre sulla base dell’analisi fatta dall’agenzia con sede a New York, negli Usa, i “prestiti non performanti” (Non Performing Loans – Nps) del sistema bancario sammarinese si attestano “nel 2015 al 46,8% dei prestiti”, a fronte “del 43,1% dell’anno precedente”.
Su questo aspetto, ovvero quello dei crediti che presentano problematiche, detti anche crediti deteriorati, è necessario aprire una breve parentesi. Infatti, i “Non Performing Loans” non sono costituiti soltanto da crediti ormai compromessi, ma anche da crediti -definiamoli- incagliati o ristrutturati. In pratica si tratta di crediti la cui riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza che per ammontare dell’esposizione, ma che non sono totalmente inesigibili.
Le sofferenze vere e proprie, quindi, sono un sottoinsieme degli Npl e, per quantificarle, si deve ricorrere ai dati elaborati da Banca Centrale che, nell’ultima analisi relativa al quarto trimestre dello scorso anno, li ha quantificati nel 20% dei prestiti. Dentro gli NPL ci sono infatti sofferenze, incagli e crediti ristrutturati. Questi ultimi 2 sicuramente più esigibili delle sofferenze.
Alla luce di tutto questo, comunque, si conclude che “il provvisoning”, ovvero il livello totale dei crediti deteriorati “è pari al 100% del Pil” sammarinese e solo i tassi d’interesse attuali, assai bassi, hanno fatto sì che le perdite del sistema bancario nel suo complesso, nel 2015, si attestassero al 2,9% del Pil. “Il settore -raccomanda Fitch- ha bisogno di adattarsi ulteriormente, adottando un nuovo modello di business, al nuovo contesto normativo globale” che vede il sistema sammarinese -che si ricordi ha perso importanti peculiarità come il segreto bancario- assai meno competitivo che in passato.
Un altro aspetto che ha contribuito all’ennesimo declassamento del rating sammarinese è poi “la relativamente bassa capitalizzazione” del sistema bancario e “l’elevata probabilità della necessità di una ulteriore ricapitalizzazione statale” della Cassa di Risparmio, la quale nel 2015 ha “prodotto una perdita di 17 milioni di euro”, pari all’1,2% del Pil.
Se la debolezza del sistema bancario ha avuto un peso primario nella valutazione di Fitch, altri aspetti hanno contribuito al “downgrade” dell’indice di affidabilità finanziaria sammarinese. Elementi come il calo delle “riserve scese a 32,9 milioni nel 2015, pari al 2% del Pil, a fronte dei 40,5 milioni di euro del 2014”. Da ciò deriva un limitato margine di manovra negli interventi sulla flessibilità fiscale, secondo molti esperti, leva importante su cui agire in un piano di contrasto alla recessione e alla perdita di competitività internazionale del sistema economico nel suo complesso.
“San Marino -si legge nella relazione di Fitch- prima della profonda recessione, nel corso della quale il Pil è diminuito di un terzo, le sue riserve erano pari al 15% del Pil” e “nonostante i notevoli progressi, la riforma del settore finanziario appare incompleta”. Situazioni, queste, che “in caso di ulteriore instabilità finanziaria aumentano il fattore di rischio”
L’agenzia di rating statunitense, però, nel suo ultimo rapporto, evidenzia ancheaspetti e trend positivi come “il lieve aumento del Pil nel 2015, incrementato dello 0,5%” rispetto l’anno precedente, “e il ridimensionamento del trend di crescita della disoccupazione”, la quale nel 2015 si attesta all’8,9%” a fronte “dell’8,6 del 2014”.
Non sembra preoccupare gli analisti di Fitch, invece, “il saldo delle amministrazioni pubbliche che secondo le proiezioni dovrebbe chiudersi in deficit”, seppure di appena lo 0,1% del Pil dopo la chiusura in positivo dell’anno precedente, “a causa di ricavi moderatamente inferiori e spese ricorrenti maggiori” rispetto al 2014.
Archiviata la “fotografia”, l’analisi del passato, il rapporto prende in esame anche il futuro prossimo, attraverso l’esame del bilancio previsionale per l’anno in corso basato su una ipotesi di “deficit pari allo 0,8% del Pil e un incremento degli investimenti infrastrutturali dello 0,7%” dello stesso Prodotto interno lordo, finanziato con una emissione di obbligazioni statali per 10 milioni di euro. “Come nei bilanci precedenti -danno atto gli analisti americani, che stimano il disavanzo 2016 allo 0,6% del Pil e del 2017 allo 0,3% – le autorità stanno ricorrendo ad ipotesi di entrate relativamente prudenti” e “la maggiore spesa in infrastrutture andrà a compensarsi con una moderata crescita delle entrate fiscali e un contenimento della spesa ricorrente”.
Inoltre, lusinghiera la stima prodotta relativamente al Prodotto Interno Lordoche, secondo le previsioni di Fitch, quest’anno crescerà dell’1% e l’anno prossimo, il 2017, crescerà dell’1,3% grazie a maggiori investimenti pubblici e privati e ad un rilancio della spesa dei consumatori.
Il debito pubblico, che alla fine dell’esercizio 2016 si attesterà al 22% del Pil, arriverà al 30% nel 2025, sempre che l’attuale trend venisse confermato nei prossimi 10 anni.
“San Marino -conclude l’analisi sull’affidabilità finanziaria nel lungo termine- presenta anche indicatori di sviluppo forti, che sono significativamente al di sopra dello standard ‘BBB’. Tuttavia, la resistenza agli shock è fortemente ridotta dalla limitatezza numerica della popolazione, dalla diversificazione economica limitata e dalla forte dipendenza dall’Italia”.
Dunque, luci e ombre in questo ultimo rapporto redatto da Fitch. Luci che vengono soffocate dalla polemica politica e dalla scarsa dimestichezza dei più, anche all’interno del Consiglio Grande e Generale, e ombre che, invece, per le stesse ragioni, trovano terreno fertile alimentando un pessimismo ormai cronico e, come tale, quanto mai pericoloso…