Sì all’imposta di soggiorno sulle locazioni brevi. E’ stato approvato dalla V commissione Bilancio della Camera l’emendamento alla “manovrina” proposto dal deputato Pd romagnolo Tiziano Arlotti e riformulato dal relatore, che entra così a fare parte del testo su cui verrà votata la fiducia in Aula.
L’articolo 4 sul regime fiscale delle locazioni brevi, riconoscendo che possono essere stipulate anche tramite soggetti che gestiscono portali telematici, affida a un regolamento ministeriale la possibilità di definire i criteri in base ai quali l’attività di locazione si presume svolta in forma imprenditoriale, anche tenendo conto del numero degli immobili affittati e della durata delle locazioni nell’anno solare.
“I soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, nonché quelli che gestiscono portali telematici come ad esempio Airbnb – spiega Arlotti – trasmetteranno i dati dei contratti di locazione e di sublocazione breve per effettuare la ritenuta d’acconto. La norma si applica ai soggetti residenti nel territorio dello Stato che esercitano attività di intermediazione immobiliare e quelli che gestiscono portali telematici, mentre gli intermediari non residenti in possesso di una stabile organizzazione in Italia adempiranno all’obbligo di ritenuta d’acconto tramite la stabile organizzazione. I soggetti non residenti privi di stabile organizzazione in Italia, in qualità di responsabili d’imposta, potranno nominare un rappresentante fiscale”.
“Il soggetto che incassa il canone di locazione o che interviene nel suo pagamento è ritenuto responsabile del pagamento dell’imposta di soggiorno e del contributo di soggiorno – continua il deputato -. Sin da quest’anno i Comuni potranno istituire o rimodulare l’imposta di soggiorno e il contributo di soggiorno fino a un massimo di 5 euro a carico di coloro che alloggiano sul proprio territorio. Il relativo gettito è destinato a interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive; interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali; relativi servizi pubblici locali”.
“E’ una soluzione che offre maggiori garanzie per il controllo dell’evasione – conclude Arlotti – e che rispetta il principio di equità. I Comuni potranno modulare l’imposta di soggiorno ampliando la platea dei contribuenti. Siamo in una fase in cui c’è un aumento vertiginoso dell’attività di servizi come Airbnb e simili nelle città e in un territorio come il nostro. Ricordo che il solo Airbnb conta 300mila annunci in Italia e negli ultimi 12 mesi sono arrivati nel nostro paese grazie al sito 5 milioni e 856mila turisti, con una permanenza media alta, pari a 3,7 notti circa a soggiorno, per circa 20 milioni di presenze turistiche”.