Un quarto della produzione nazionale e dell’export totale di trattori e macchine agricole, società che valgono 5,4 miliardi di fatturato e oltre 2 mila ditte costruttrici nazionali che hanno contribuito nel 2019 a un fatturato complessivo di circa 7,9 miliardi di euro e a un export pari a 5,2 miliardi di euro. Il settore delle macchine agricole in Emilia-Romagna è uno dei cuori del comparto meccanico nazionali e il primo polo produttivo di attrezzature agricole in Italia e tra i principali a livello europeo.
Con questi numeri l’Emilia-Romagna si prepara ad ospitare la 44ma edizione di Eima. Posticipata al 3 febbraio 2021, a seguito della pandemia, la fiera internazionale sulla produzione di macchine e componenti agricole, sbarca sul web, con un’anteprima. Da oggi al 15 novembre 2020 FederUnacoma presenta Eima Digital Preview online per offrire a visitatori un aggiornamento sulle tecnologie meccanico-agricole disponibili.
Da tempo uno degli appuntamenti di riferimento per la meccanica agricola, con quasi 2mila espositori (671 esteri)e circa 318mila visitatori (51.121 stranieri), Eima si rivolge agli operatori di un settore chiave dell’economia emiliano-romagnola. Il cuore del comparto è costituito da 135 imprese produttrici e oltre 1000 che esportano macchinari agricoli verso Paesi partner dell’Unione Europea, ma anche Canada, Cile e Africa. La regione è capofila in Italia, con il 21,4% del totale delle aziende nazionali e il 27,4% degli addetti. Il distretto di riferimento è tra Reggio Emilia, Modena e Bologna, dove si concentra il 31% delle imprese. L’Emilia-Romagna accoglie il primo polo produttivo italiano e uno dei maggiori in Europa, con 5,4 miliardi di fatturato (su un totale di 7,9 miliardi a livello nazionale).
Emilia- Romagna ai primi posti per investimenti in ricerca e innovazione in agricoltura
È la Regione che ha investito di più, attraverso il Programma di sviluppo rurale 2014-2020, in ricerca e innovazione in agricoltura sia in termini assoluti, stanziando 51 milioni di euro, sia in termini percentuali, destinando a questa finalità il 4,8% della sua programmazione complessiva. Il modello dei Gruppi operativi per l’innovazione, con la collaborazione tra imprese, università e istituti di ricerca, ha consentito di dare risposte a esigenze e problemi concreti, assicurando una buona circolazione di dati e informazioni.
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