Al centrodestra pure la Sicilia: debacle del Pd, Schifani avanti

Il centrodestra ad un passo dalla vittoria, Renato Schifaninuovo presidente della Regione Siciliana. L’ufficialità arriverà solo dallo spoglio finale ma il candidato del centrodestra è dato 13 punti davanti al secondo, Cateno De Luca di Sicilia Vera, che si attesta tra il 24 e il 28 per cento. Segue la candidata di Pd-Cento passi, Caterina Chinnici tra il 15,5 e il 19,5 per cento, quindi il candidato del M5s Nuccio Di Paola con una percentuale tra il 13 e il 17. Gli altri due candidati (Gaetano Armao e Eliana Esposito) si attesterebbero dall’1,5 al 3,5%. Una vittoria, quella del centrodestra, che se confermata dall’esito dello spoglio sarebbe di fatto schiacciante per come è arrivata e per come è stata costruita. “Sembra proprio che Schifani sarà il prossimo presidente della Sicilia”,ha affermato nella notte il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani sulle elezioni regionali siciliane.

Il blocco del centrodestra

In Sicilia la vittoria del centrodestra arriva grazie al blocco compatto dei partiti. Un’alleanza nata sotto Forza Italia e per volere del coordinatore regionale Gianfranco Miccichè che ha voluto riunire le varie correnti politiche. In primis Fratelli d’Italia che sull’Isola si attesa al 17%, ma comunque conferma anche in Sicilia la sua forza elettorale come primo partito del centrodestra. In un primo momento Fdi aveva appoggiato il presidente uscente Nello Musumeci, che avrebbe voluto ricandidarsi ma che non ha trovato il pieno appoggio politico. Tiene bene anche Forza Italia, che ottiene un risultato superiore a quello del resto d’Italia, intorno al 10%. Da rivalutare la Lega che perde terreno rispetto a 5 anni fa, ma segue anche l’andamento delle amministrative di giugno a Palermo.

L’analisi degli elettori

Per le elezioni regionali in Sicilia ha votato il 48,62 per cento degli aventi diritto, ovvero 2.249.870 votanti su 4.627.146 elettori. Il dato sull’affluenza del 2022 è comunque superiore a quello di cinque anni fa quando era stata del 46,75%. Dai dati definitivi delle 23 di ieri la provincia con l’affluenza più alta è Messina, al 53,4%; a seguire Catania col 52,24% e Palermo al 50,14%. Settanta i deputati dell’Assemblea regionale siciliana che saranno eletti. Così la ripartizione dei seggi: 62 attribuiti con il sistema proporzionale puro e soglia di sbarramento al 5 per cento a livello regionale (16 a Palermo, 13 a Catania, 8 a Messina, 6 ad Agrigento, 5 a Siracusa e a Trapani, 4 a Ragusa, 3 a Caltanissetta e 2 a Enna); 1 seggio spetta al candidato alla Presidenza della Regione eletto e 1 seggio al candidato governatore arrivato secondo nelle preferenze.

La rivoluzione di Cateno De Luca

Il vincitore morale è Cateno De Luca. L’ex sindaco di Messina in pochi mesi è riuscito nell’impresa di annullare il centrosinistra e triplicare i voti del terzo polo. Sicilia Vera si attesta tra il 24 e il 28%. La lista Cateno De Luca sindaco d’Italia sbarca in Parlamento con due seggi al Senato. Probabilmente con una campagna più lunga avrebbe potuto rosicchiare qualcosina in più in termini di percentuale. “Sarò presidente della Regione Siciliana se il voto disgiunto, come prevedo, raggiungerà la soglia del 10/15%”. Cateno De Luca non ha dubbi e fa un’analisi dei numeri in diretta sulla sua pagina Facebook, da Fiumedinisi, paese in provincia di Messina, che lo ha visto nascere e crescere politicamente come consigliere comunale, assessore e poi sindaco.

La rottura Pd-M5s

Se De Luca e Schifani si giocano davvero un posto a Palazzo d’Orleans, chi esce male dalle tornate elettorali sono senza dubbio i Dem. La sconfitta del centrosinistra arriva da lontano, dalla decisione autolesionista di non appoggiare più la candidata del Pd Caterina Chinnici all’indomani della vittoria delle Orimarie. Proprio la rottura dell’alleanza tra Dem e Cinquestelle, ha impedito qualunque chance di contendere la vittoria finale al centrodestra. Il Pd ha appoggiato, senza mai crederci veramente, la Chinnici; il M5s così ha deciso di correre da solo sostenendo Nuccio Di Paola con una percentuale tra il 13 e il 17 per cento. Qualora le intenzioni di voto fossero confermate possiamo dire che la somma dei due partiti avrebbe permesso tranquillamente al centrosinistra di potersela giocare. Di fatto, il Pd conosce un tracollo in Sicilia, superato in alcuni collegi perfino da Sicilia Vera da Cateno De Luca, mentre il M5s fa il boom nell’Isola, grazie al fortino legato al Reddito di cittadinanza.

Il terzo polo

Molto indietro gli altri due candidati. Il terzo polo in Sicilia non sfonda: il vicepresidente della Regione Gaetanio Armao era in corsa con Calenda. L’altra candidata era la rappresentante del movimento Siciliani Liberi Eliana Esposito, indicati tra l’1,5 e il 3,5%. In base a questo risultato il Terzo Polo non riuscirebbe a superare la soglia di sbarramento all’Ars del 5%, rimanendo pertanto fuori da Palazzo dei Normanni.


Fonte originale: Leggi ora la fonte