«Mi vergogno di quello che ho fatto. Vi chiedo scusa, purtroppo non posso riavvolgere il nastro. Devo ricominciare daccapo. Lo devo a voi e a me stesso». Il processo sulla morte di Gloria Rosboch inizia, nella piccola aula al piano terra del tribunale di Ivrea usata per le udienze preliminari, con l’appello di Gabriele Defilippi agli anziani genitori della vittima.
L’udienza preliminare
Il ragazzo parla guardando il gup, Alessandro Scialabba. Per la prima volta dopo l’omicidio della professoressa di Castellamonte, avvenuto il 13 gennaio del 2016, la signora Maria Luisa Mores e il marito, Ettore Rosboch, si ritrovano vicini al giovane che ha tolto la vita, strangolandola, alla loro unica figlia. «Voglio vederlo in viso» grida il padre, appoggiandosi sul bastone e alzandosi in piedi, mentre parla Defilippi. Capelli corti, barba rasata, jeans e maglietta bianca, Gabriele è più paffuto, un po’ ingrassato rispetto al primo periodo di carcerazione, quando era arrivato a pesare 50 chili. «Mi dispiace aver trascinato in questa tragedia mia madre e il mio fratellino», dice Defilippi.
Il procuratore: «Fredda premeditazione»
Il suo legale, l’avvocato Giorgio Piazzese, ha chiesto il rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica. L’obiettivo è quello di dimostrare la sua presunta incapacità di intendere e di volere. I problemi psichici sarebbero stati presenti, secondo la difesa, che ha prodotto una documentazione copiosa a riguardo, già in tenera età, verso i 12 anni. Nel dossier depositato ci sarebbero i referti dell’Asl del 2007 e 2008 da cui si evincerebbe che già allora Gabriele avesse una personalità fuori dal comune, «disturbata». «Sicuramente aveva una mente molto lucida e un’intelligenza sopra la media» ha sostenuto il procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando, che si è rimesso alla valutazione del giudice sul punto. «Ma il disturbo di personalità — ha aggiunto il magistrato — non è sempre rilevante per la capacità di intendere e volere. Anche le foto sui cambiamenti della sua identità sessuale, indicano più un atteggiamento di sfida. Qui c’è una premeditazione fredda e calcolata, un omicidio svelato soltanto perché è caduto l’anello debole, Roberto Obert, che ha confessato». Il legale di Obert, l’ex amante 55enne di Gabriele, l’avvocato Celere Spaziante, ha chiesto il rito abbreviato. Obert ha confessato per primo, ha chiesto scusa, ha permesso il ritrovamento della pistola del giovane (arma non usata per uccidere Gloria), ha collaborato. Ora la speranza è di avere un forte sconto di pena.
La madre dell’assassino
Alla richiesta di perizia, sulla quale il gup deciderà la prossima settimana, si sono invece opposti i genitori di Gloria, costituiti parti civili e assistiti dall’avvocato Stefano Caniglia. «Non accettiamo di perdonare — ha detto la signora Maria Luisa in un momento di sfogo fuori dall’aula — non si può per una cosa così. Mi auguro che la madre soffra almeno la metà di quello che sto soffrendo io. Se il figlio è così, è anche colpa sua». Anche Gian Paolo Zancan, avvocato di Caterina Abbatista, la madre di Defilippi, ritiene che la perizia psichiatrica sia necessaria. «Sarebbe saggio farla — ha dichiarato, dopo aver annunciato che chiederà l’assoluzione per la sua assistita —, è impressionante il contrasto tra l’adolescenzialità del personaggio e quanto accaduto. Chi non ha capito la gravità del caso non è la madre, ma l’Asl. Questa esplosione non è che maturi da un giorno all’altro». Anche la Abbatista in aula ha chiesto perdono ai genitori della professoressa. «Esprimo tutto il mio dolore e la mia solidarietà, quello che è successo lascia sgomenti, senza parole», ha premesso la donna, considerata dalla pubblica accusa l’istigatrice del delitto. «L’autore di un fatto così orrendo, folle, inspiegabile e incomprensibile è mio figlio Gabriele — ha proseguito — come è difficile accettare la morte di un figlio, così è difficile accettare che un proprio figlio uccida un’altra persona”. «L’unica cosa che mi sento di rimproverarmi è non avere compreso mio figlio e non averlo fermato in tempo, sono innocente», ha concluso la donna.
L’amica coinvolta nella truffa
Per la quarta indagata, Efisia Rossignoli, amica di Gabriele che deve rispondere di concorso nella truffa a Gloria, è stato chiesto dall’avvocato Ferdinando Ferrero un patteggiamento a un anno e undici mesi di pena con la condizionale. Il procuratore Ferrando ha chiesto che la donna venga sottoposta a interrogatorio in incidente probatorio, prima di dare parere favorevole. Per l’accusa è importante acquisire quanto la quarantenne di San Giusto dirà sull’aiuto che avrebbe fornito a Gabriele nel convincere Gloria a consegnargli 187mila euro. I risparmi di una vita che la docente di francese sperava, così il 23enne le aveva promesso, di condividere in Costa azzurra con il giovane di cui si era perdutamente innamorata. Corriere.it