Il fenomeno della fuga delle aziende si aggiunge alle problematiche che attanagliano da diversi anni l’industria sammarinese.
Il fatto che diverse aziende, tornino in Italia, è la testimonianza del fallimento di una politica industriale tesa ad attrarre tutti indistintamente, senza un minimo di selezione e senza un reale beneficio anche per il Paese stesso.
E’ l’occasione anche per fare un po’ di pulizia.
Rimarranno solo quelli, sammarinesi e non, che credono nel sistema, che su questo hanno investito e che hanno instaurato con il tessuto economico e sociale solide relazioni.
Il nostro target è sempre stata la piccola e media industria unitamente ad una molteplicità di microaziende locali.
Per il futuro sarà opportuno offrire agli imprenditori che vorranno investire in San Marino, non solo un minimo di agevolazioni fiscali – almeno quelle che comunemente vengono concesse anche nei paesi appartenenti all’Unione Europea – ma anche e soprattutto una serie di benefici in termini di sburocratizzazione, di accesso privilegiato ai mercati esteri ed alle fonti di finanziamento.
Agevolazioni vere e tangibili da concedersi a fronte di reali piani di investimento e di opportunità di lavoro per chi risiede e contribuisce alla vita della nostra piccola comunità.
Risorse dovranno essere recuperate e liberate soprattutto a favore della ricerca e dell’innovazione, nonché a supporto delle idee imprenditoriali dei giovani sammarinesi, vero futuro del Paese.
E’ evidente che andranno potenziate ed incentivate le strutture, istituzionali e non, che agevoleranno tali percorsi, quali camera di commercio, università, parco scientifico, banca centrale, enti no profit internazionali e nazionali, comprese le fondazioni.
La politica deve dare risposte in tempi brevissimi, almeno verso l’interno, se vuole invertire questa diaspora individuando e definendo un nuovo patto tra Stato ed imprenditori.
Alberto Chezzi