I due agenti prima querelati dal comandante della polizia civile, poi a loro volta accusatori della stessa Albina Vicini, denunciata per calunnia, ora fanno ricorso al provvedimento di archiviazione col quale il magistrato inquirente Roberto Battaglino proscioglieva il massimo vertice della polizia da ogni accusa.
L’archiviazione è datata fine luglio scorso: il ricorso risale invece alla fine dell’estate.
Una lotta intestina che va avanti da oltre un anno, scoppiata in seguito alle diverse polemiche sollevate dalle segnalazioni con le quali l’Associazione tutela lavoratori – che raggruppa parte degli agenti – lamentava alla
politica la “gestione Vicini”. Ma la tensione non è rimasta sulle carte: si è insinuata tra i corridoi della centrale di via delle Carrare.
Fu prima Albina Vicini a denunciare due suoi agenti, vicini all’Atl, Jaime Borgagni e Sabrina Paoletti, per diffamazione.
L’esposto risale a ottobre del 2008 e si rifaceva a un comunicato dell’Atl indirizzato al segretario agli Interni, Valeria Ciavatta, al capo del personale Elisa Serra e alla Csu.
Nel documento, Borgagni, quale membro del direttivo dell’Atl faceva riferimento alla presenza di un clima teso
tra il comandante e i suoi agenti, e alla mancanza di dialogo tra vertice e base.
Al comunicato, allegava una lettera dell’agente Paoletti nella quale si faceva riferimento a uno scontro tra lei
e il comandante.
Dichiarazioni secondo la Vicini, false.
Da qui, la denuncia. Battaglino, lo scorso 16 luglio, archivia la vicenda ripercorrendo i fatti, passando
per le affermazioni dei ben 21 testi sentiti, non solo escludendo che con quei due documenti,
la Paoletti e Borgagni avessero voluto diffamare il comandante, ma prendendo atto dell’effettiva
mancanza (così come descritto dagli agenti sentiti) di serenità nel dialogo e nei rapporti tra
comandante e agenti.
Poi, l’atto secondo. A margine dell’ultima memoria difensiva dei due agenti indagati, entrambi
chiedono al magistrato inquirente di procedere per calunnia nei confronti del comandante della
polizia civile che, a loro dire, avrebbe mistificato la realtà dei fatti descrivendo la discussione
con l’agente Paoletti. Ma sempre Battaglino, il 30 luglio scorso, archivia anche la denuncia
sporta nei confronti della Vicini.
Nel provvedimento spiega: “La Vicini non ha maliziosamente nascosto o distorto i fatti per
giustificare la sua accusa, ma ha dato la sua interpretazione delle censure avversarie come
offensive proprio ritenendo di non avere nulla da rimproverarsi e non vedendo che comunque
le persone che accusava agivano nell’esercizio del diritto di critica che ella ovviamente non
comprendeva”.
Ma ciò che più colpisce, in quel provvedimento di archiviazione, non è tanto la questione che
ha portato alle indagini, ma le dichiarazioni rese da gran parte degli agenti (anzi “tutti”, ribadisce
Battaglino) ascoltati dal magistrato inquirente.
Dura la ricostruzione resa dal magistrato inquirente. “Tali critiche – si riferisce a quelle mosse
dall’agente Borgagni nel suo comunicato – non erano per nulla fuori dalla realtà, perché tutti,
dicasi tutti i testi avevano riferito di un clima che era ‘non sereno’, era ‘difficile’, e che mancava di
dialogo, e molti testimoni avevano parlato di modi autoritari, prepotenti e imperativi della
comandante, a volte arroganti, fino a giungere ad umiliazioni dei dipendenti”.
Ora, a quel provvedimento, i due agenti hanno presentato ricorso e la patata bollente passerà
al giudice delle appellazioni penali, David Brunelli.
Se ciò contribuisce ad acuire la battaglia giudiziaria interna al Corpo, nemmeno la tensione di certo
accenna a diminuire.
E non tutti i contrasti giungono, fortunatamente, in tribunale. Come quella multa elevata dal vicecomandante
Amedeo Paganelli (vicino all’Atl) alla Vicini sorpresa a fumare nel suo ufficio, o ancora il deferimento alla commissione disciplinare di due agenti (vicini all’Atl) da parte del comandante per un’irregolarità nella conservazione delle armi di servizio.
Tutti tasselli che hanno creato nel tempo una frattura ormai nota anche alla politica che, nei mesi scorsi, aveva pensato di affiancare alla Vicini un esperto esterno.
Era già stato ufficializzato il nome di Sabato Riccio, attuale dirigente dell’ufficio stranieri della
Questura di Rimini, ma una vecchia inchiesta collegata al caso “Scaramella” ha congelato
il suo arrivo in quel del Titano.
Il congresso sarà chiamato a riparlarne a metà ottobre.
fonte SAN MARINO OGGI.SM