Alcune riflessioni a seguito della 8a Riunione Regionale Euro-asiatica dell’OIL

Sindacati, governi e imprenditori concordi

sulla gravità della crisi, divisi invece sui provvedimenti

 

Gilberto Piermattei, Segretario Confederale CSdL, e Gianluca Montanari, Segretario Generale Aggiunto CDLS, che recentemente hanno partecipato nell’ambito della delegazione sammarinese ai lavori dell’8a Riunione Regionale Euro-asiatica dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), esprimono una serie di valutazioni, in occasione della pubblicazione on-line (sui siti di CSdL e CDLS) del documento finale dei lavori

 

Marzo 2009 – Mentre in origine la Riunione dell’OIL aveva lo scopo di elaborare linee e strategie per diffondere il lavoro dignitoso nella regione Euro-asiatica, la crisi internazionale ha modificato sostanzialmente l’ordine dei lavori. La conclusione è stata molto sofferta, con il rischio reale che non si giungesse ad un documento comune, in quanto ognuna delle parti – Governi, Sindacati e Associazioni imprenditoriali – ha espresso giudizi differenti sulle strategie per affrontare e cercare di risolvere la crisi.

 

Il documento finale è il frutto di un compromesso molto sofferto, nato dopo un dibattito intenso sulla crisi finanziaria internazionale, con specifico riferimento alla condizione dell’Europa e dell’Asia Centrale. I rappresentanti delle imprese hanno tentato di utilizzare la crisi come motivo per giungere ad un arretramento dei diritti e delle tutele dei lavoratori, con l’intento di estromettere i sindacati dalle scelte di politica aziendale e di ridimensionare il concetto della flex/security (flessibilità nella scurezza), proponendo quasi unicamente il concetto della flessibilità, privandola delle necessarie condizioni di sicurezza.

 

Contrariamente a quanto dichiarato dal rapporto dell’OIL rispetto al fatto che la deregolamentazione del mercato del lavoro e l’eccessiva precarietà sono tra le cause maggiori delle disuguaglianze alla radice della crisi attuale, gli imprenditori  hanno tentato di affrontare la crisi con gli stessi strumenti usati prima dell’avvento delle difficoltà attuali. Da parte loro i governi, nel mostrarsi ampiamente impreparati e privi di strategie efficaci per fronteggiare l’emergenza finanziaria, hanno giocato un ruolo inadeguato, costellato di rimandi e ponendosi in chiave attendista. Praticamente hanno lasciato che gli imprenditori ed i sindacati finissero in un tunnel senza via d’uscita, mettendo a serio rischio il lavoro della conferenza.

 

In sostanza hanno abdicato al ruolo a loro più consono, cioè quello di mediatore tra le parti. Ciò si è ancor più manifestato durante la riunione informale dei ministri del lavoro (la maggior parte assenti e rappresentati da dirigenti ministeriali), confermando di fatto che i paesi europei affrontano la crisi in ordine sparso. I sindacati hanno lavorato alacremente affinché dal documento non scaturissero concetti che avrebbero messo in discussione le conquiste dei lavoratori rispetto al dialogo sociale e alla coesione; hanno sventato il tentativo, tra l’altro non molto velato, delle imprese, di pretendere mano libera nell’affrontare il momento drammatico della crisi, facendo ricadere sui lavoratori tutte le contraddizioni di una gestione liberista dell’economia, che ha generato il mostro economico che si è manifestato in tutta la sua violenza. Nei contenuti del documento conclusivo della conferenza, da parte sindacale vi era l’esigenza che su alcuni aspetti fossero contenute maggiori garanzie, magari introducendo nel testo un più stringente impegno da parte delle imprese ad una sostanziale assunzione di responsabilità.

 

Al termine, da parte sindacale si è accettato il compromesso possibile, scongiurando il rischio di un nulla di fatto, evitando di concedere alla parte datoriale mano libera nella gestione della crisi economico/finanziaria, con il pericolo che i lavoratori pagassero oltremodo i costi della recessione economica, provocata da altri soggetti e non certamente da coloro che affermando la dignità del lavoro hanno permesso dal dopoguerra ad oggi di far progredire le condizioni sociali ed economiche di milioni di persone nel continente europeo. Di positivo è emersa la volontà da parte sindacale di inserire nei contenuti del documento finale della conferenza la necessità e l’urgenza di una risposta globale, ponendo come obiettivi la centralità del dialogo sociale, espandendo il lavoro dignitoso come modalità per uscire dalla crisi, salvaguardando e rafforzando i diritti e le tutele, le condizioni di vita e redditi reali dei lavoratori.

 

Gilberto Piermattei – Gianluca Montanari

 

 

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