Ad Aleppo si continua a morire. Sono soprattutto i bambini a pagare il prezzo di una guerra che non hanno scelto. Syria Charity, con un post su Facebook, ha confermato la chiusura di tutti gli ospedali presenti nella parte di Aleppo controllata dai ribelli siriani.
Dall’inizio del conflitto ad oggi, fa sapere WeAreOnlus, «sono stati uccisi 23.863 bambini, l’86% per mano del regime di Assad». Enrico Vandini, presidente della onlus, spiega: «Le notizie che ci giungono da Aleppo ci dicono chiaramente che i bambini che si trovano nella parte della città oggetto costante dei bombardamenti russi non hanno possibilità di scampo. O muoiono per gli effetti diretti delle esplosioni o muoiono perché non possono essere curati».
Bana è una delle piccole vittime della guerra. Ha sette anni, vive ad Aleppo e, con i suoi tweet, da due mesi racconta ai suoi 94mila followers la realtà dei civili che, loro malgrado, si trovano al centro del conflitto. Il suo ultimo post è una fotografia di se stessa in mezzo alla polvere, con il commento: «Da questa notte non abbiamo più una casa. È stata bombardata ed è andata in pezzi. Ho visto persone morte e sono quasi morta anche io».
Ieri ha twittato: «L’esercito è entrato. Questo potrebbe essere l’ultimo giorno in cui possiamo parlare liberamente. Non c’è Internet. Per favore per favore per favore pregate per noi». E: «Ultimo messaggio. Siamo sotto pesanti bombardamenti, non possiamo più restare vivi. Quando moriremo, continuate a parlare delle 200mila persone che sono ancora qui. Addio».
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, quasi un milione di siriani vive sotto assedio ad Aleppo, e i funzionari hanno descritto la situazione come «un macello».
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